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9 agosto

Oggi, ma nel 1916, a Gorizia, nel contesto della grande guerra, il regio esercito italiano prendeva possesso della città, decretando la fuga degli austriaci. Tra le formazioni militari a compiere l'impresa vi erano anche la divisione 43, brigata Pescara, composta dal 211° e 212° fanteria, e la divisione 24, brigata Abruzzi, che annoverava il 57° e 58° fanteria. Elementi che erano, insieme ad altre forze di terra, al comando del generale Luigi Capello.

L'azione rientrava nella sesta battaglia del fiume Isonzo, dal 6 al 17 agosto 1916. La pressione italiana sul corso d’acqua era risultata insostenibile per gli austriaci che già dalle 18 del giorno precedente, l’8 agosto, avevano deciso di abbandonare Gorizia iniziando il ripiegamento su posizioni arretrate quali Monte Santo, San Gabriele, San Marco e Santa Caterina. Solo nella feroce lotta per l'occupazione strategica del 9-10 agosto perdevano la vita 1759 ufficiali e 50mila soldati italiani che si sommavano a 862 ufficiali e 40mila soldati austriaci.

Gorizia, snodo fondamentale per la sua posizione per entrambi i comandi, italiano ed austriaco, verrà ripresa dai sudditi di Francesco Giuseppe I d’Asburgo-Lorena in seguito alla disfatta di Caporetto, del 27 ottobre dell'anno successivo. Ma poi verrà definitivamente occupata dalle forze tricolori, il 7 novembre 1918, a conflitto concluso. Decisiva per far sventolare, già dall’8 agosto, la bandiera tricolore con la croce sabauda sul pennone della stazione ferroviaria di Gorizia era stata l'azione guidata, nella notte del 7 agosto, dal sottotenente di fanteria Aurelio Baruzzi. Quest’ultimo, originario di Lugo, in provincia di Ravenna, classe 1897, si era mosso scortato solo da quattro uomini armati di bombe del modello di fattura francese Petardo Thevenot, costruite a Castellazzo, frazione di Bollate, in quel di Milano. La sua proposta, avanzata alle alte sfere dell’esercito, era stata ritenuta folle e quindi non gli erano stati concessi i 20 bombardieri a mano richiesti per lasciare la trincea e dirigersi a sorpresa contro il nemico.

Ma la presa di Gorizia passava necessariamente attraverso l’assalto al sottopasso della linea del treno Lucinigo-Gorizia, posto ai piedi del Monte Calvario, che diverrà noto come galleria Baruzzi. Piccolo traforo, che verrà onorato con un’epigrafe commemorativa, dove era insediata la resistenza austriaca. Quell’attacco, nel quale Baruzzi era riuscito a trarre in prigionia 300 austriaci e a requisire due cannoni, verrà ricordato come uno degli episodi più importanti ed eroici della prima guerra mondiale. Baruzzi, per il suo gesto ardimentoso, verrà decorato della medaglia d'oro al valor militare, concessa “motu proprio” dal sovrano savoiardo Vittorio Emanuele III, il 4 settembre di quel 1916, e consegnatagli direttamente dal comandante della III armata, il duca d'Aosta Emanuele Filiberto (a destra di Baruzzi, nella foto, proprio il giorno dell’onorificenza), ancora sul campo di battaglia. 

Le gesta di Baruzzi verranno rese ancor più popolari dal fumetto, intitolato “Primo a Gorizia”, che verrà pubblicato nel Corriere dei Piccoli, supplemento settimanale per i più giovani del quotidiano meneghino Corriere della Sera, numero 12, del 22 marzo 1970, che, in 7 pagine, rievocherà l’impresa attraverso i disegni di Sergio Toppi e la sceneggiatura di Mino Milani, alias Eugenio Ventura.