PALLA AL CENTRO

Italvolley, che cosa c'è dietro il trionfo mondiale

Se non è una generazione di fenomeni poco ci manca. Vincere un Mondiale un anno dopo aver conquistato un Europeo è un qualcosa che resta nella storia. Se a Parigi, poi, nel 2024 l’Italvolley dovesse aggiungere in bacheca anche l’oro olimpico sarebbe qualcosa in più di una generazione di fenomeni, perché Lucchetta, Zorzi e Cantagalli – tanto per citare i più famosi - hanno, sì, dominato un’epoca negli anni Novanta, ma hanno chiuso la carriera agonistica con il rimpianto di non aver vinto i Giochi del 1996 ad Atlanta quando furono sconfitti in finale dall’Olanda.

In comune tra quell’Italia e questa c’è Ferdinando De Giorgi, un tempo alzatore e oggi commissario tecnico. In comune c’è anche la mano di Julio Velasco che ha creato “la generazione di fenomeni” degli anni Novanta. E oggi è responsabile della formazione tecnica della federazione. In pratica “forma” i tecnici delle Nazionali. Quelle giovanili che fanno incetta di medaglie in ogni categoria da anni. E alla lunga formano il nucleo dell’Italvolley.

Ecco, volendo andare oltre l’impresa di Katowice va elogiata la politica federale di un gruppo dirigente che si affida al migliore, Julio Velasco, e mette la Nazionale al centro del progetto. Il campionato è importante, ma lo è di più la Nazionale. Arrivano i successi dei club, ma è quello degli azzurri che trascina il movimento.

E poi ci sono i meriti di De Giorgi, per carità, che ha preso in mano un gruppo depresso dopo la delusione olimpica e gli ha dato fiducia e carattere. Mica facile rimontare la Polonia, campione del mondo in carica, in casa sua! Eppure l’Italia l’ha fatto, dimostrando una superiorità disarmante davanti a 10mila spettatori che urlavano contro in una bolgia di tifo e di passione. Ci è riuscita seguendo le indicazioni di Fefè De Giorgi che alla vigilia dell’avventura in Polonia ha lasciato a casa Ivan Zaytsev, l’icona a livello mediatico del movimento.

Carattere e idee chiare. La forza del lavoro con i giovani. Il gruppo viene prima dei singoli. L’Italia ha vinto il quarto titolo mondiale con un gruppo che ha margini di miglioramento, gioca una pallavolo stellare e ha il futuro davanti a sé a cui chiedere altri trionfi. Dei singoli non bisognerebbe parlare, perché tutti sono meritevoli di applausi, ma come si fa a non spendere qualche parola per Simone Giannelli? Il prototipo del pallavolista moderno, un palleggiatore con fisico, idee, talento e mani vellutate. E ora sotto con le donne, anche loro attese da un Mondiale. Anche loro vincitrici di un titolo Europeo l’anno scorso. Anche loro desiderose di ribadire il dominio azzurro sotto rete.