CARTA MONDO

La dittatura del numero

Tra le tante teorie sull’assenza presunta dell’Italia tra i potenziali obiettivi dei terroristi islamici, la più sensata è quella che si può leggere sul Foglio del 19 agosto in un’analisi di Daniele Raineri, un frequentatore assiduo e competente degli scenari di guerra mediorientali. Secondo Raineri per capire perché finora l’Italia sia stata risparmiata “è più ragionevole guardare ai numeri. In Francia ci sono circa 250 individui tornati dalla guerra in Siria e in Iraq”, in Italia “i volontari tornati da Iraq e Siria sono sei. Se si considera che per sorvegliare una persona ci vogliono 20 agenti”, è facile capire che i francesi, (e con loro gli inglesi e belgi, che sono su quei numeri) “hanno un problema più grande degli italiani”. Il numero, dunque, governa le cose. E governa la storia. E sui numeri bisogna sempre tornare quando si riflette su un problema. L’Abruzzo, per esempio, pesa sull’Italia per il 2,2%: dalla demografia al costo del sistema pensionistico, dalla quota del turismo sul totale nazionale al riparto tra le Regioni del Fondo sanitario nazionale, alla quota dei parlamentari che siedono in Camera e Senato (21 su 945: siamo sempre sul 2 virgola). Se prendete qualsiasi statistica il valore è certamente quello. Può essere di un punto superiore se si parla di vino, o di mezzo punto più basso se si confrontano i dati dell’export. Ma il piccolo Abruzzo è sempre lì. Pesa poco in Italia, e conta poco. È per questo che il presidente della Regione Luciano D’Alfonso ha dichiarato al Centro di voler lavorare per fare in modo che “l’Abruzzo esca fuori dalla pesatura demografica”. Compito arduo: l’Abruzzo sta perdendo popolazione (nel 2016 ha perso 4.266 residenti rispetto al 2015). E la Svimez nel suo ultimo rapporto stima che tra 50 anni avrà poco più di 1 milione di abitanti.