Quando la gelosia è meglio del mal di testa

Avete presente quando vi prende la gelosia per la persona amata, quella sensazione che piega le gambe e toglie il sonno, che annebbia la vista e interrompe il respiro?

 

Io tutto questo scompiglio sensoriale lo provo almeno due volte al mese. Quando vengo colpita dal mio feroce mal di testa.

 

Ma se la maturità ci rende meno sensibili ai tumulti del cuore, lo stesso non accade con l'orripilante mal di testa. E allora che fare? Per la gelosia vi posso solo consigliare di inviare un mazzo di rose gialle con un biglietto, ma per il mal di testa ho un paio di dritte.

Che il dolore sia pulsante e violento, diffuso su entrambi i lati o lancinante intorno a un occhio, vediamo cosa si può fare per diminuire il numero e l'intensità delle crisi e migliorare la qualità della nostra vita.

 

La maggior parte di noi soffre di cefalee cosiddette primarie, e tra queste, la più comune è l'emicrania. Colpisce prevalentemente le donne, le crisi durano da 4 a 72 ore e sono caratterizzate da dolore pulsante che si associa di solito a nausea, vomito, fastidio a luce e rumori. Il dolore si localizza su un lato della testa.

 

L’emicrania più comune è quella senz’aura; la più rara è quella con aura. Ma di che si tratta? Quando c’è “aura”, significa che compaiono sintomi specifici come alterazioni della vista e della sensibilità, formicolii e parestesie. Questi sintomi scompaiono entro un’ora e poi inizia l’emicrania.

 

Oltre all’emicrania, un’altra cefalea primaria è quella di tipo tensivo. È molto diffusa, ne soffre circa il 70 per cento della popolazione, soprattutto donne. È meno intensa dell’emicrania, ma colpisce entrambi i lati del cranio. Il dolore, definito “a casco”, è più lungo: può andare avanti anche per giorni. Spesso è associata alla presenza di punti dolorosi a livello dei muscoli alla base del collo.

 

La cefalea a grappolo colpisce lo 0,2 per cento della popolazione, prevalentemente uomini, ma è la più pesante. Si caratterizza per dolore intenso vicino all’occhio, che si arrossa e lacrima. Deve il suo nome al fatto che gli attacchi possono ripetersi anche fino a otto volte al giorno.

 

Rivolgersi a uno specialista o ai centri specifici è la cosa migliore per un'accurata anamnesi. Il medico ricostruirà la vostra storia clinica, familiarità e caratteristiche del dolore, e vi farà una visita per constatare alterazioni neurologiche.

E' utile scrivere un diario delle cefalee lungo almeno un mese. Aiuterà il medico a distinguere tra terapia di profilassi e terapia d’attacco. La prima va inquadrata sul paziente, con farmaci curativi da prendere per alcuni mesi. Si tratta di calcioantagonisti, betabloccanti, antidepressivi a basse dosi, antiepilettici. Per la forma d’attacco invece, la terapia è “al bisogno”. Esistono farmaci specifici per l’emicrania (i triptani) ma non sono analgesici comuni, dovete consultare il medico.

 

Oltre alla terapia farmacologica, è bene sapere che esistono fattori scatenanti delle cefalee, alcuni dei quali si possono sfuggire. Per le donne, gli ormoni estrogeni nel periodo delle mestruazioni, o se somministrati come anticoncezionali o come terapia sostitutiva dopo la menopausa; e poi gli alcoolici e alcuni cibi, come formaggi stagionati, cioccolato e noci; il rilassamento dopo sforzi fisici sostenuti; il digiuno e l'intolleranza al glutine; il fumo, e non ultimo lo stress.

 

Evitate allora di irritarvi con inutili gelosie. Avrete un mal di testa in meno.