PALLA AL CENTRO

Spagna-Italia, il suicidio (annunciato) del ct Ventura

Gli Azzurri si presentano al Santiago Bernabeu con uno sfrontato 4-2-4 e rimediano una batosta, ora c'è il rischio spareggi nella corsa ai Mondiali

C’eravamo tanto illusi che bastasse il coraggio per vincere le partite. Il coraggio di osare. Non il talento calcistico, ma la sfrontatezza. E così Ventura si è presentato a Madrid, contro la Spagna, con il 4-2- 4. Bel modulo, bel calcio, bisogna provarci. Tutto facile a parole. Però, non basta schierare giocatori offensivi per vincere le partite. Altrimenti non servirebbero gli allenamenti e gli allenatori che decidono. Diciamocelo francamente: è stato un suicidio quello dell’Italia di Ventura. Per carità, con una formazione più equilibrata magari avrebbe perso lo stesso. Ma quella schierata dal tecnico genovese non aveva scampo. Aveva perso prima ancora di scendere in campo. Per tanti motivi: come fai a utilizzare al Bernabeu Spinazzola che non ha mai giocato in precampionato per via del braccio di ferro con l’Atalanta? Come si fa a schierare una squadra così priva di equilibrio tattico contro una Spagna talentuosa? Perché scegliere quattro giocatori d’attacco – Candreva, Belotti, Immobile e Insigne – supportati da due centrocampisti che non hanno gamba? Le qualità di Verratti emergono in fase di possesso palla e non di interdizione e De Rossi non ha più la corsa di dieci anni fa. Lo sanno tutti, ma è arrivato Ventura a dirci che sul rettangolo verde non c’erano serpenti e che, quindi, non si doveva aver paura. Lui, dall’alto della sua esperienza internazionale. Il tutto con due terzini, Darmian e Spinazzola, che amano spingere. No, non c’è stata alcuna razionalità nelle scelte di Ventura, la cui presunzione calcistica è seconda solo a chi lo asseconda a livello mediatico. Ci si lamenta, a ragione, che il 2 settembre le squadre non sono pronte fisicamente a certi livelli e poi si manda in campo una formazione fatta senza tenere conto degli equilibri tattici? Contro la Spagna. Mica contro Malta, con tutto il rispetto per Malta. Non si tratta di essere tutti allenatori e di voler fare processi a tutti i costi: no, questa volta il problema è che Ventura l’ha combinata grossa. Questa storia del bel gioco a ogni costo si sta rivelando un boomerang, sta snaturando il nostro calcio. Sarri ha impiegato anni di lavoro per costruire un Napoli che va come un orologio svizzero e si sente pronto per raccogliere i primi trofei. Invece, i federali hanno pensato di poter colmare il gap con la Spagna con il 4-2- 4. Come se certi ritardi in termini di progettualità, percorso tecnico, organizzazione e mentalità si potessero cancellare con una formazione senza criterio, ma offensiva. Così, tanto per stupire. Invece ci si è consegnati nella mani di Lopetegui, il ct della Roja, che è passato all’incasso. Se davvero non si voleva rinunciare a Insigne, l’attaccante più in forma, si doveva scegliere il 4-3- 3, il sistema di gioco che più lo esalta. No, caro Ventura, non si improvvisa. Non si tratta di andare o non andare ai Mondiali, piuttosto di avere o non avere un progetto in mente. E la Figc non ce l’ha, d’altronde non è un mistero che la scelta di Ventura sia stata un ripiego dopo l’addio di Antonio Conte. I federali non hanno un’idea da portare avanti perché sono troppo impegnati nelle lotte di Palazzo. Le leghe commissariate, i giochi di potere con veti incrociati e, infine, tanta confusione. La Spagna vince perché ha una filosofia di calcio frutto di anni di lavoro. E se la si riesce a battere, come è accaduto agli Europei dell’anno scorso, lo si fa con umiltà e spirito di sacrificio. Non con la presunzione, caro Ventura!