Anna bullizzata alle elementari e costretta a cambiare scuola: il racconto shock di una mamma

La piccola, dopo tanti dispetti, ha subito anche spintoni e una sberla fino a ricorrere al pronto soccorso. La madre: «Voglio che questa storia emerga affinché non accadano più episodi del genere ad altri»
LANCIANO. Sorride uscendo da scuola, come ogni bambina dovrebbe fare, ma per Anna (nome di fantasia), quel sorriso è una conquista dopo mesi di derisioni, umiliazioni, libri strappati e anche sberle subite nella sua scuola, da quelle che dovevano essere amichette di classe e invece si sono rivelate delle bulle. Anna ha solo 9 anni e la classe in questione è una 4a elementare della città. «Racconto quanto subito da mia figlia a scuola perché non accada ad altri bambini, perché sì, a 9 anni parliamo di bambini, e perché la scuola dovrebbe essere per loro un ambiente sicuro e di crescita non una gabbia con insegnanti che chiedono ai bambini il silenzio e non li spingono al confronto», racconta la mamma al Centro. Tutto sarebbe iniziato mesi fa con una richiesta che mamma di Anna fa alla madre di un’amichetta per un video messo su un social in cui era presente anche sua figlia, da eliminare.
La donna richiama la figlia, ma per Anna inizia l’inferno. «Te la faccio pagare», la frase che l’ex amichetta le dice dopo il richiamo subito. E la minaccia diventano gesti concreti; sfregi e derisioni. Anna torna a casa con l’astuccio rotto, i libri strappati, gli occhiali rotti. Non racconta nulla; sopporta in silenzio. «A casa notavo che era nervosa più del solito, piangeva per non andare a scuola», riprende la mamma, «ma pensavo a qualche piccolo problema superabile». Invece in classe Anna subisce le angherie della bulla che fa gruppo con altri due, tre amiche e amici. Iniziano le offese sull’aspetto fisico: «Vacca», le dicono, poi spintoni fino ad una sberla data talmente forte che le gonfia la guancia e le manda il cuore in frantumi. La mamma la porta al pronto soccorso e chiede un incontro alle maestre. «Per una questione tanto delicata mi convocano dopo una settimana e per giunta on line», dice incredula.
«E sull’episodio la risposta è stata: “Non abbiamo gli occhi dietro alla testa. Eravamo alla lim, non abbiamo visto. E poi anche sua figlia non le manda a dire”. Ma Anna invece non ha mai detto nulla e ho scoperto il perché: le maestre in classe ripetevano ai bambini di non raccontare a casa quello che avveniva a scuola. Un fatto gravissimo: cosi si insegna ai bambini ad essere omertosi. I bimbi devono raccontare quello che vivono. Si parla di bullismo e poi lo si ha in classe e lo si mette a tacere? Mia figlia non è capitata in una classe “vivace”, come detto dalle maestre, perché altri sono andati via, ha vissuto sofferenze che si porterà dentro. Nella nuova scuola è stata accolta con dolcezza e professionalità, come dovrebbe essere sempre. Anna adesso non piange se deve andare a scuola, non passa notti insonni e non fa più la pipì a letto, cosa che ha iniziato a fare dopo la sberla subita. Va a scuola con la spensieratezza che una bambina di 9 anni dovrebbe sempre avere».
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