Atessa, operaio Sevel assenteista condannato a un anno

In aula il caso del dipendente che anziché accudire un familiare tagliava la legna. Deve pagare anche la multa e risarcire i danni. Il difensore annuncia ricorso

LANCIANO. Dopo il licenziamento da parte della Sevel, ieri è arrivata anche la condanna penale a un anno di reclusione, pena sospesa, per truffa ai danni dell’ Inps e della Sevel per L.B., 49 anni, di San Vito, l’operaio sorpreso a tagliare legna in un boschetto di sua proprietà durante le ore di permesso relative alla legge 104 per l’assistenza di famigliari con handicap o malati gravi, nel suo caso una zia. Ed è la prima sentenza penale del tribunale di Lanciano sulla vicenda dell’abuso dei permessi per la 104 in Sevel che, da due anni, ha dichiarato guerra agli assenteisti licenziando alcuni operai e chiedendo alla Procura il giudizio penale per almeno 7 di loro.

Fino ad oggi della vicenda dell’assenteismo ingiustificato usando la 104 se n’è occupato il tribunale del lavoro, invece ora è approdata anche nell’aula penale, visto che si contesta il reato della truffa. Quello di ieri, dunque, è stato il primo processo. Che si è chiuso con la condanna dell’ex operaio, inflitta dal giudice Francesco Marino, ad un anno di reclusione, 309 euro di multa e risarcimento danni alla Sevel da quantificarsi in separata sede e pagamento dellespese legali, pena sospesa. L’accusa, sostenuta dal pubblico ministero Gina Petaccia, aveva chiesto un anno e 4 mesi di reclusione, come i legali Sevel Antonio Codagnone, del foto di Lanciano, e Giovannandrea Anfora, del foro di Torino. Secondo l’accusa l’uomo “con artifici e raggiri consistiti nel simulare l’esecuzione di prestazioni di assistenza domiciliare a favore di L.S., riconosciuta invalida con necessità di assistenza continua, induceva l’Inps a concedergli permessi. In particolare omettendo di adempiere le predette prestazioni assistenziali nei giorni in cui si riferivano i permessi retribuiti concessigli, conseguiva un ingiusto profitto con pari danno per l’istituto erogante». Ad inchiodare l’uomo le foto degli investigatori Sevel, mentre con un furgoncino trasportava legname anche in abitazioni diverse da quelle della zia.

L’avvocato Ernesto Graziani, difensore dell’ex operaio, aveva chiesto l’assoluzione: la normativa che regola i permessi per la 104 non impone che il lavoratore stia accanto alla persona bisognosa, ma che l’assista. E la legna era proprio per la zia. Inoltre il permesso valeva per il turno di pomeriggio mentre lui la legna l’aveva raccolta al mattino. Graziani ha preannunciato ricorso.

Teresa Di Rocco

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