Palmoli

“Bimbi del bosco”, arriva la vice console. E la famiglia pensa al ritorno in Australia

9 Dicembre 2025

La rappresentante dell’ambasciata australiana in visita nella casa di accoglienza di Vasto dove i piccoli vivono con mamma Catherine. La figlia maggiore ha già il passaporto australiano, avviate le pratiche per regolarizzare anche i gemellini di sei anni

PALMOLI. Fino a ieri la storia della famiglia del bosco di Palmoli era rimasta concentrata tra le aule del tribunale per i minorenni dell’Aquila e la casa famiglia di Vasto, una questione di diritto minorile italiano gestita con gli strumenti ordinari della giustizia. Da questa mattina, però, le cose cambiano: la vicenda ha superato i confini nazionali ed è diventata ufficialmente una questione di interesse diplomatico. È previsto per oggi, infatti, l’arrivo nella struttura protetta di una rappresentante dell’ambasciata australiana a Roma, con il grado di vice console. La funzionaria incontrerà i tre bambini e la madre, Catherine Birmingham, che dal 20 novembre vive nello stesso edificio ma separata dai figli, ospitata al piano superiore e ammessa alla loro presenza solo durante i pasti.

All’incontro, che durerà circa due ore, siederanno attorno allo stesso tavolo tutti i protagonisti di questa complessa vicenda legale e umana: oltre alla diplomatica e alla famiglia al completo, compreso papà Nathan Trevallion, ci saranno gli avvocati della difesa, Marco Femminella e Danila Solinas, insieme alle figure di garanzia nominate dal tribunale, la curatrice speciale Marika Bolognese e la tutrice Maria Luisa Palladino, e la garante regionale per i diritti dell’infanzia, Alessandra De Febis. L’intervento diretto delle istituzioni australiane non è un passaggio formale, ma un segnale politico preciso: Canberra sta monitorando il caso e la sua evoluzione potrebbe non dipendere più soltanto dalle dinamiche locali.

Sul fronte giudiziario, intanto, la situazione appare bloccata in uno stallo tecnico che lascia pochi margini di manovra nell’immediato. Lo scorso 4 dicembre il tribunale per i minorenni dell’Aquila, presieduto da Cecilia Angrisano, si è riservato la decisione sulla richiesta di revoca dell’ordinanza di allontanamento presentata dai legali della coppia. Le possibilità che il provvedimento venga annullato a breve sono però minime. A pesare sulla decisione dei giudici c’è il parere negativo espresso dalla tutrice e dalla curatrice, secondo le quali il periodo di “osservazione” trascorso finora nella struttura è stato troppo breve per poter dire con certezza che il rientro a casa dei minori sarebbe sicuro. E senza tali garanzie è improbabile che il tribunale decida di rimandare i bambini a Palmoli in tempi rapidi. Questo sposta inevitabilmente l’attenzione sulla prossima scadenza formale: l’udienza del 16 dicembre davanti alla Corte d’appello dell'Aquila. In quella sede si discuterà il reclamo contro il provvedimento originario. La difesa ritirerebbe il ricorso solo nel caso in cui il tribunale revocasse l’ordinanza nel frattempo, un’ipotesi che al momento appare poco probabile.

Ma c’è un altro scenario che sta prendendo forma parallelamente all’iter giudiziario, e che potrebbe cambiare radicalmente l’esito di questa storia. Se e quando Nathan e Catherine rientreranno in possesso della responsabilità genitoriale, il loro futuro potrebbe essere lontano dall'Abruzzo. È stato lo stesso Nathan a parlarne giorni fa, prima di scegliere il silenzio stampa: l’ipotesi di trasferirsi in Australia, inizialmente scartata perché il paese era considerato «troppo lontano dal resto del mondo», è diventata ora un’opzione concreta. E non si tratta solo di intenzioni: la figlia maggiore, di otto anni, è già in possesso del passaporto australiano, mentre per i due gemelli di sei anni, un maschio e una femmina, le pratiche per ottenerlo sono state avviate. È il segnale che la famiglia sta preparando un piano alternativo per lasciarsi alle spalle l’Italia.

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