Bloccati otto cantieri su 10 «I sindaci devono aiutarci»

Vespasiano: «Situazione grave, il settore ha perduto 4mila posti in tre anni» Chiesta l’attivazione di una patente a punti per ostacolare il lavoro nero

VASTO. Il settore del mattone è sempre più in crisi. Negli ultimi sei mesi l’edilizia residenziale ha segnato una pesante flessione. «La più grave degli ultimi 50 anni», dice Lamberto Vespasiano, segretario provinciale della Fillea-Cgil. Il minimo storico. «L’ottanta per cento dei cantieri vastesi è fermo. La situazione è drammatica», denuncia il sindacalista.

A confermare le dichiarazioni di Vespasiano ci sono i numeri. Nel 2010 gli iscritti alla Cassa edile erano 6.300, ora sono 2.000. L’edilizia ha perso 4.000 posti di lavoro, 2.000 solo nell’ultimo anno. Quel che è peggio non si riesce a trovare una soluzione per risollevare un settore ormai in coma profondo. Anche il protocollo d’intesa che i sindacati avrebbero voluto siglare a inizio anno con la Provincia, i Comuni e le associazioni dei datori di lavoro non riesce ad arrivare al capolinea.

«Eppure il protocollo è uno strumento indispensabile per rimettere in modo l’edilizia e al tempo stesso contrastare il lavoro nero e l’illegalità», dice Vespasiano. «Con la Provincia sarà difficile arrivare alla conclusione, anche perché sei assessori si sono dimessi in vista delle elezioni regionali. A questo punto proveremo a siglare l’accordo con i Comuni, partendo da Chieti e Vasto», propone il sindacalista della Fillea-Cgil.

La drammatica vicenda che ha avuto per protagonista Giovanni Esposito, 60 anni, imprenditore edile di Termoli, che in passato ha lavorato anche a Vasto, ha spinto i sindacati a lanciare un nuovo Sos alla politica. Esposito, costretto a chiudere perché i creditori non lo pagavano più (deve riscuotere più di 100 mila euro) qualche giorno fa ha ricevuto una cartella da Equitalia con la richiesta di 297.000 euro. L’ex imprenditore è stato colto da malore e ha minacciato gesti estremi.

«Anche a Vasto ci sono decine di imprese che vanno in crisi perché non ricevono il dovuto dagli enti pubblici o dai privati. Molte altre non lavorano più perché non si costruisce più», sostiene la Fillea. «È necessario istituire un osservatorio permanente per il rilancio del settore, l’occupazione e la legalità», insiste Vespasiano.

Un passaggio fondamentale per i sindacati è il ritorno alla manodopera locale. Fra i punti previsti dal protocollo c’è l’istituzione di una patente a punti per ostacolare e reprimere il lavoro nero ed evitare gli infortuni nei cantieri.

L’effetto-domino sta facendo chiudere molti impianti di lavorazione dei materiali per l’edilizia.

Il fatturato delle imprese che producono prodotti per il settore è sceso del 37%. La criticità del momento, purtroppo, favorisce l’illegalità e la precarietà.

Anche Federchimica invoca una nuova politica capace di rimettere in moto l’economia del territorio. I sindacati chiedono investimenti, iniziative che risveglino la macchina produttiva.

«Il Vastese sta morendo: è assolutamente necessario fare qualcosa. Fallito il ricorso alla carta della Provincia, chiederemo prossimamente un incontro con i sindaci del territorio cominciando da Chieti. Non possiamo restare passivi davanti al dramma che il settore sta vivendo. Bisogna cercare e trovate soluzioni».

Paola Calvano

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