Borghezio: l'Abruzzo ci seguirà

Rapino, l'europarlamentare alla prima festa regionale del partito

GUARDIAGRELE. «Presto saremo in migliaia e migliaia, padroni dell'Abruzzo, del nostro territorio, non ci arrenderemo mai». E' l'urlo con cui l'europarlamentare Mario Borghezio ha lanciato l'"annessione" della terra d'Annunzio all'impero della Lega nord.

Borghezio ha arringato così le centinaia tra simpatizzanti e curiosi accorsi alla prima edizione della Festa della Lega nord d'Abruzzo. L'evento è andato in scena ieri sera al ristorante Il passo del brigante gestito da Mauro Caramanico, con Mauro Scioli tra i seguaci leghisti della prima ora che dalla città del ferro battuto hanno cominciato la scalata politica alle amministrazioni locali riuscendo nell'impresa di infilare nella giunta guardiese un assessore, Carlo Primavera.

E' difficile capire se la festa leghista aumenterà il consenso per il Carroccio d'importazione, ma i fazzoletti smeraldo infilati nel taschino o allacciati intorno al collo, ieri erano la regola (e lunghe le file davanti alla porchetta). Fazzoletti sventolati a rafforzare gli applausi che partivano a ogni chiusura di frase. Come nella critica feroce al centrosinistra che lo ha ignorato («sono peggio dei marocchini»).

O nell'elogio per Guardiagrele e l'Abruzzo: «Questa gente, che si sente comunità e popolo, dunque pronta ad abbracciare i sani valori leghisti, fatti di autotutela contro la globalizzazione delle tradizioni e soprattutto dell'economia, che ha ridotto alla povertà le imprese locali in nome di un'internazionalizzazione che sta favorendo i cinesi e i paesi dell'Est, questi ultimi perfino accolti nell'Europa dell'Euro che per loro si sta svalutando, come aveva ampiamente previsto Bossi quando si schierò contro l'allargamento dell'Unione a est».

Preceduto dall'intervento del parlamentare verde Marco Rondini, commissario per l'Abruzzo, il discorso guardiese di Borghezio ha esaltato Giacinto Auriti come campione della possibile rivoluzione leghista in Abruzzo.

All'inventore del Simec, la moneta locale che ebbe nel 2000 una breve stagione e una movimentata chiusura con il sequestro da parte della guardia di finanza su mandato del ministero del Tesoro, Borghezio ha dedicato un ricordo sentimentale. «Lui sì che aveva capito il disegno perverso della lobby internazionale delle banche che strozzavano il popolo, e la sua moneta di proprietà della gente fu un colpo di genio certificato dal fatto che non fu mai invitato in televisione. Io, attraverso miei amici a Montecitorio, lo portai in giro per il Nord a raccogliere consensi; fu un profeta».

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