Botte all’ultrà creduto pescarese Ora è invalido: inflitti sei mesi

Derby Lanciano-Pescara: tifoso rossonero scambiato per sostenitore della squadra adriatica perché indossava una maglia celeste. Provvisionale di 10mila euro come risarcimento

LANCIANO. Era, ed è, un tifoso rossonero N.D.V., 24 anni, di Lanciano. Ma quel giorno del derby di campionato di Prima divisione Lanciano-Pescara, del settembre 2009 aveva deciso di indossare, senza neanche pensarci, una maglia azzurra, colore simbolo della squadra del Pescara, per andare a vedere la partita allo stadio Biondi e sostenere la squadra rossonera. Una scelta che, seppure innocua visto che una persona si dovrebbe vestire come vuole, e con i colori che preferisce per andare allo stadio, purtroppo si rivelò fatale per lui. Al termine della partita che fu molto movimentata, fu aggredito, proprio per quella maglia, da un tifoso del Lanciano, Attilio D’Elia, 28 anni, che gli ruppe il ginocchio e il polso. Il caso finì in tribunale e ora, a due anni dal rinvio a giudizio del giovane, è arrivata la condanna per il tifoso violento da parte del giudice Francesco Marino. D’Elia, infatti, rappresentato in tribunale dall’avvocato Mauro Vastano, è stato condannato per lesioni aggravate a 6 mesi di reclusione e al pagamento di una provvisionale di 10mila euro come risarcimento danni alla parte civile, pena sospesa.

La vicenda risale al 6 settembre 2009, alla partita di campionato di Prima divisione Lanciano-Pescara che finì 2 a 2 sul campo, ma ebbe, purtroppo dei postumi violenti fuori dallo stadio tra le due tifoserie. Decine di auto danneggiate, un tifoso contuso e due ultrà del Pescara arrestati, il primo perché roteava la cintura dei pantaloni contro i poliziotti e il secondo perché lanciava bottiglie di vetro. Tra i contusi ci fu anche N.D.V., aggredito però non da ultrà pescaresi, bensì da un altro tifoso rossonero, D’Elia.

Secondo l'accusa il govane avrebbe aggredito N.D.V., rappresentato dall’avvocato Domenico Cianfrone, mentre quest’ultimo si allontanava dallo stadio Biondi. L’avrebbe preso a calci “fratturandogli la rotula destra, provocandogli lesioni al tendine rotuleo e la frattura dello scafoide carpale destro. Lesioni giudicate guaribili in 28 giorni” ma che gli procurarono poi anche un’invalidità permanente dell’11 per cento, e un’invalidità parziale del 50 per cento. Danni notevoli, che fanno ancor più rabbia se si pensa che sono seguenti ad un’aggressione avvenuta dopo una partita di calcio, e per giunta solo per aver indossato una maglia che ricordava i colori di quella della squadra avversaria.

Questa vicenda rappresenta il volto brutto del calcio, che fortunatamente a Lanciano si vede raramente. Ma che, continuando comunque ad aleggiare, spinge sempre la questura ad innalzare le misure di sicurezza in alcune partite, come appunto quella contro il Pescara. Lo scorso anno i tifosi del delfino, circa 1.300, furono scortati fino al Biondi in un percorso ben preciso, per evitare tafferugli che non si verificarono. Il calcio deve essere una festa dello sport.

Teresa Di Rocco

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