Cassa integrazione Sevel in difficoltà anche l’indotto 

Atessa. Operaio morto, calo nella produzione dei furgoni con la linea sotto sequestro Molte piccole aziende hanno sospeso i contratti agli interinali. Appello alla Procura

ATESSA. Comincia a farsi sentire in Val di Sangro il peso di tre settimane di cassa integrazione parziale in Sevel. Oggi nello stabilimento che traina buona parte del Pil regionale e decide le sorti di 13mila addetti dell’indotto, tornano al lavoro i consulenti nominati dal pubblico ministero Serena Rossi per la perizia del macchinario dove, lo scorso 3 gennaio, ha trovato la morte Cristian Terilli, 29 anni, dipendente esterno a Sevel e manutentore di Pignataro Interamna (Frosinone), che è rimasto schiacciato da un impianto robotico di cui stava facendo manutenzione. Bisognerà capire che cosa è accaduto e che cosa ha provocato l’incidente mortale.
Ma alla tragedia di un lavoratore che perde la vita, si stanno aggiungendo le difficoltà di una Val di Sangro che annaspa. Solo in Sevel, che ha avviato un regime di cassa integrazione parziale per circa 700 dipendenti, sono stati sospesi i contratti di somministrazione di un centinaio di dipendenti interinali provenienti da Termoli. E gran parte dei trasfertisti viene fatta restare nelle fabbriche di provenienza. Da un volume a pieno regime di circa 1.200 furgoni al giorno si è passati alla produzione di circa 900/930 veicoli commerciali leggeri al giorno. La “cassa” sta interessando principalmente il reparto del montaggio e i turni di notte. Ma a patire le conseguenze peggiori sono le piccole e medie imprese dell’indotto Sevel. Alcune stanno lavorando di meno come Ma srl, Fca Plastic, Isringhausen, altre hanno fatto richiesta di cassa integrazione, altre ancora hanno dovuto sospendere i contratti con gli interinali. Il timore è che, date le normative più stringenti sui contratti di somministrazione in seguito del “Decreto dignità”, molte aziende non riprenderanno gli interinali a cui avevano già fatto il contratto a causa di costi maggiori. Si leva quindi da aziende, sindacati e lavoratori un appello alla magistratura ad accelerare il più possibile le operazioni dei periti. Anche se il macchinario in Sevel dovesse essere dissequestrato ci sarebbe comunque bisogno di due giorni lavorativi per terminare la manutenzione, ferma a quel maledetto 3 gennaio. (d.d.l.)
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