Chieti calcio, dopo il fallimento della proprietà gli sponsor snobbati diventano àncora di salvezza

La giravolta del presidente sui partner commerciali a cui ora «è affidata la gestione economica», un anno fa li aveva messi alla porta togliendo i marchi dalla maglia e dai cartelloni pubblicitari
CHIETI. Da zavorra a ciambella di salvataggio. Il futuro del Chieti calcio, a sentire il presidente Gianni Di Labio, ora passa da chi, poco più di un anno fa, era stato messo alla porta. Snobbato, rifiutato. La filosofia societaria neroverde scopre improvvisamente la virtù della flessibilità, proprio mentre la proprietà svizzera che ne garantiva i fasti collassa.
La notizia arriva martedì scorso: la Wip Finance, società elvetica proprietaria dell’85% delle quote del club, è fallita. Un evento che minaccia di aprire scenari cupi. Di Labio, però, interviene per tranquillizzare l’ambiente. «Non temiamo contraccolpi», dichiara il massimo dirigente, «non credo che quel fallimento possa intaccare il futuro, né creare disagi». La ragione di tanta serenità è presto detta: «La gestione economica è affidata a flussi di cassa garantiti dagli sponsor».
Già, gli sponsor. Gli stessi attori economici che, appena tredici mesi fa, la dirigenza del Chieti considerava un ingombro, quasi un fastidio da rimuovere per far risplendere l’identità del club.
Bisogna fare un salto indietro al 19 settembre 2024. Quel giorno, lo stesso Di Labio annunciava «con orgoglio», parole sue, la nuova era: «La squadra scenderà in campo senza sponsor sulle maglie, né ci saranno marchi all’interno dello stadio». Non era un ripiego dovuto a mancanza di offerte, ma un manifesto programmatico. «Questa scelta», spiegava solennemente Di Labio, «riflette la volontà di valorizzare il brand Chieti, un simbolo che rappresenta molto più di una squadra di calcio, incarnando la storia e i valori della nostra città e della sua gente». Il progetto, assicurava, era fondato su basi solide, quasi mistiche: «Questo percorso nasce dalla convinzione che la nostra storia, il nostro cuore e il nostro coraggio siano i veri punti di forza. È un atto di fiducia in ciò che siamo». In quella stagione di orgoglio identitario, la linea era rigida. Agli sponsor che, ignari della nuova filosofia, avevano già tirato fuori i soldi per un cartellone all'Angelini o per il logo sulla maglia, rispondeva il patron Altair D’Arcangelo, rappresentante della Wip Finance (la stessa società oggi fallita). La proposta era netta: «Chi aveva in animo di sostenere il Chieti può convertire la propria volontà come tifoso sostenitore». Per chi non fosse interessato alla conversione spirituale, l’alternativa era la porta: «A chi non vorrà saranno restituite le somme».
Poco più di un anno dopo, la Wip Finance è sparita dai radar finanziari. E la sopravvivenza del Chieti calcio, archiviata la stagione del «cuore» e del «coraggio», torna a essere prosaicamente «affidata a flussi di cassa garantiti dagli sponsor». La giravolta è completa.
©RIPRODUZIONE RISERVATA