VENERDI' SANTO

Chieti, in trentamila alla processione / VIDEO

Invasione di turisti per la tradizione del Cristo morto e del Miserere

CHIETI. Il giorno delle fiaccole, degli incappucciati e delle note del Miserere. Venerdì santo. Un momento unico per l’intera città e per i tanti che, nell’occasione, cercano in ogni modo di farvi ritorno. Ed anche ieri sera erano lì ai lati della Processione forse più antica d’Italia che si è allungata per le vie del centro storico in un’atmosfera che colpisce chi vi assiste per la prima volta e perpetua, nell’animo di coloro che questo evento «lo portano nel proprio Dna», come spesso sottolinea il sindaco Umberto Di Primio, un’emozione particolare che va al di là della partecipazione emotiva ad un intenso appuntamento religioso.

«Una intera città che si fa processione essa stessa, un evento che scandisce e segna il trascorrere degli anni, il succedersi delle generazioni, il tempo del vivere e del morire», spiega Giampiero Perrotti, governatore dell’Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti, nei secoli gelosa custode della tradizione. In quasi trentamila a vivere le emozioni di sempre, all’imbrunire di un pomeriggio di primavera, in un tumulto di sentimenti in grado di stimolare un profondo senso di appartenenza e legittimo orgoglio.

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La struggente melodia del Miserere che accompagna il Cristo morto
La processione del Venerdì santo nel centro storico di Chieti sulle note del compositore teatino Saverio Selecchy (video di Mariangela Ottaviano

Le tuniche ed i cappucci neri con le mozzette dorate dell’Arciconfraternita i cui membri tramandano di padre in figlio l’onore di “portare” a spalla la statua dell’Addolorata, che indossa un abito di seta nera ricamata a fili d’oro, quella del Cristo morto, ricoperta da un velo trapunto di gioielli, e gli altri simboli della Passione: l’angelo, il sasso, il velo, le lance, la scala, la Croce. Poi gli appartenenti alle varie congregazioni, nel loro passo cadenzato, in un lungo serpentone tra le fiaccole, tutto accompagnato ed impreziosito dalla struggente melodia del Miserere del compositore teatino Saverio Selecchy, scandita da centinaia di voci maschili e sorretta dal suono di 150 violini. Un coro potente e dolce al tempo stesso, in un clima di profonda mestizia. (giu.re.)