Chieti, rischio-frana bis sulla Colonnetta

Il sindaco Di Primio chiede i fondi, la Regione non li dà

CHIETI. Un anno fa la frana ha diviso in due la città. Era il 28 novembre del 2015, la Colonnetta venne invasa dal fango, quindicimila famiglie rimasero senz’acqua. «Se dovesse capitare la stessa pioggia dell’anno scorso la frana ci sarà ancora», dice il sindaco, Umberto Di Primio. «O meglio», specifica, «ci sarà un dilavamento, cioè una massiccia erosione superficiale, perché le opere fatte dal Comune, con urgenza, riusciranno secondo me a contenere la frana». Ma la Regione non ha previsto un solo euro per la Colonnetta su cui incombe l’emergenza. «Martedì (cioè domani, ndr) è previsto il primo giorno di allerta meteo forte», sottolinea preoccupato il primo cittadino che si aspettava un aiuto da Luciano D’Alfonso: «E’ un’importante via di collegamento tra lo Scalo e la città alta, toccava alla Regione finanziare i lavori dopo il nostro intervento che servì a tamponare l’emergenza che vedeva la città spaccata in due, con i collegamenti del filobus interrotti e la condotta dell’acqua travolta dalla terra franata».

Ma dai fondi ingenti, pari a oltre 21 milioni di euro, sbloccati la settimana scorsa dalla Protezione Civile, dopo il via libera alla nomina del commissario Antonio Iovino che li gestirà, la Colonnetta è tagliata fuori. Il mezzo milione di euro, stimato dal Comune, che servirebbe per mettere in sicurezza la principale strada che unisce le due anime della città, non è previsto perché il mega ristoro fa riferimento solo ai danni dell’alluvione del mese di marzo del 2015. Mentre la Colonnetta venne invasa dal fango a novembre.

«In realtà la Regione ha fondi extra, fuori dalla copertura stanziata con il decreto della Protezione Civile», dichiara ancora il primo cittadino con tono sempre più preoccupato per ciò che potrebbe accadere già domani. Il Comune si appella alla Regione? «Abbiamo già fatto una richiesta ufficiale con tanto di documentazione. Ma non ci hanno risposto», conclude Di Primio.

Infine il parere del geologo che non lascia spazi a incertezze oppure ad altri temporeggiamenti: «Non è una frana vera e propria ma una deformazione superficiale lenta. Significa che nella frana c’è una rottura nel sottosuolo mentre nel caso della Colonnetta la pioggia battente crea uno strato superficiale che si muove per gravità verso il basso, quindi verso la carreggiata stradale.

Come intervenire? Dopo il primo intervento con blocchi di cemento armato, che non sono assolutamente sufficienti, occorre regimare le acque con un sistema di drenaggio a monte in modo che non si infiltrino più nello strato meccanicamente rigido. Ma non basta. Occorre anche una riprofilatura del versante instabile». In parole semplici le pendenze vanno ridotte. Ma il Comune non ha i soldi per farlo e la Regione non li ha mandati.