Condannato per violenza a 6 anni e 8 mesi 

La pena inflitta a un buttafuori che ha stuprato una 35enne dopo averla pedinata, picchiata e chiusa nel bagagliaio

CHIETI. Sei anni e 8 mesi di carcere. È la condanna inflitta ieri con il rito abbreviato a Martin Nicolas Pomilio, buttafuori 37enne accusato di aver perseguitato, picchiato e stuprato una donna di due anni più giovane. Il giudice Andrea Di Berardino ha disposto anche una provvisionale di 30mila euro nei confronti della vittima, che vive a Chieti e aveva avuto in precedenza con l’imputato una breve relazione sentimentale. Il risarcimento – la richiesta è di 300mila euro – andrà discusso, invece, davanti al tribunale civile. Il pm Lucia Anna Campo aveva sollecitato una pena a 6 anni. Le indagini sono state condotte dai carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Chieti, diretti dal maggiore Massimo Capobianco e dalla tenente Maria Di Lena.
LE ACCUSE. Giorgia (nome di fantasia) e il buttafuori, che vive a Manoppello, hanno una storia nell’estate del 2018. Lei decide di troncare quasi subito quel rapporto. Ma lui, stando alla testimonianza della donna, non si rassegna e le chiede con insistenza di continuare a vedersi. Da inizio del 2019, il 37enne comincia a seguirla ovunque: sul posto di lavoro, a casa della madre, quando è in strada. L’episodio più grave succede ad aprile. L’uomo si fa trovare vicino all’auto della donna, nella zona della villa comunale di Chieti, e le impedisce di entrare. Poi, l’afferra per un braccio, la porta nella vicina stradina del belvedere e prende il suo cellulare per controllare i messaggi. È l’inizio di un incubo.
GLI ABUSI. A un certo punto, dopo averle strappato di mano anche la borsa, il buttafuori sale di prepotenza sulla macchina di Giorgia e si dirigono insieme verso Chieti Scalo: arrivati nella zona del Tricalle, la trascina fuori dall’auto e la chiude nel bagagliaio, poi si reca a casa della donna. Con la forza, sempre in base alla denuncia, l’uomo fa scendere Giorgia, la porta dentro l’abitazione, la picchia su tutto il corpo, le toglie i vestiti e la costringe a subire un rapporto sessuale completo. Lei urla a squarciagola, ma non è sufficiente per sfuggire alla violenza. Solo quando la donna riceve la chiamata di un familiare, che le annuncia il suo imminente ritorno a casa, lui si riveste e scappa.
IL TENTATO SUICIDIO. Giorgia lancia l’allarme e viene trasportata al pronto soccorso di Chieti, dove i medici le riscontrano lesioni al volto, alle braccia e alla schiena, giudicate guaribili in un mese. Nel frattempo, scattano le ricerche per individuare il violentatore: il 37enne si trova nella sua abitazione, disteso sul letto e non cosciente, con evidenti chiazze di sangue sulle mani. L’uomo, che ha tentato di suicidarsi, viene quindi trasferito in codice rosso all’ospedale di Pescara e ricoverato.
GLI APPOSTAMENTI. Dopo le dimissioni, però, il buttafuori torna di nuovo a perseguitare la vittima. Qualche esempio? Si apposta per ore sotto casa dei genitori di Giorgia e le invia foto che lo ritraggono all’interno della vicina chiesa, con l’obiettivo di «segnalare la sua presenza» e «invitandola a incontrarlo». Il suo comportamento costringe a vivere nella paura la 35enne, che ha persino timore a uscire di casa e chiede al padre di accompagnarla in ogni suo spostamento. A questo punto la procura chiede e ottiene per l’indagato – accusato di violenza sessuale, atti persecutori e lesioni personali aggravate – l’obbligo di dimora, in modo tale che non possa entrare a Chieti. Ma Pomilio non rispetta le prescrizioni e viene arrestato: al momento si trova ancora ai domiciliari.
IL PROCESSO. Il resto è storia recente. Il giudice ha respinto la richiesta di perizia psichiatrica presentata dalla difesa. E ieri mattina, in udienza, gli avvocati Marco Femminella e Danila Solinas, che assistono la vittima, hanno sottolineato «l’estrema brutalità delle condotte delittuose poste in essere dall’imputato». La condanna è stata più severa rispetto alla richiesta del pm. E adesso Pomilio, difeso dall’avvocato Antonio Di Blasio, continua a respingere le accuse e si prepara al ricorso in appello.
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