Lavoratori all'ingresso della Sevel

Coronavirus: 41 sindaci chiedono la chiusura delle grandi fabbriche del Chietino

Lettera a Conte e a Marsilio: rischio contagio da Covid-19 per gli operai assembrati negli stabilimenti, con i trasporti pubblici non sicuri per recarsi nei luoghi di lavoro

CHIETI. Quarantuno sindaci del Chietino chiedono «misure più restrittive», ossia la chiusura di tutte le attività economiche e industriali non indispensabili della Val di Sangro. Lo fanno con una lettera inviata al premier Conte e al presidente della Regione Marsilio. La missiva giunge al termine di giorni di tensione tra i lavoratori, le forze sindacali e le aziende in merito alle condizioni di lavoro e dei trasporti legati alla vicenda del coronavirus. «Le famiglie vivono situazioni paradossali e di grande ansia. Mentre ai bambini viene giustamente imposto di stare a casa, ai genitori viene chiesto di recarsi a lavorare in fabbrica in cui sono grandi assembramenti e il rischio di contagio elevato. Non stiamo forse vanificando gli sforzi degli abruzzesi che si adeguano alle disposizioni del governo nella speranza di concorrere con adeguati comportamenti al contenimento del contagio?», scrivono i sindaci del comprensorio della val di Sangro.

I sindaci, di tutti gli schieramenti politici chiedono ai rappresentanti delle istituzioni «di prendere provvedimenti adeguati, seppur forti e imponenti, al fine di tutelare la salute dei nostri lavoratori». «I trasporti pubblici per reggiungere le sedi di lavoro non garantiscono in relazione al numero di corsie gli standard di sicurezza, né tantomeno è pensabile ipotizzare di recarsi al lavoro più dipendenti con un'unica auto come sempre avvenuto. Siamo costretti a segnalare la ripresa dell'attività produttiva delle grandi industrie di Val di Sangro e con essa tutto l'indotto nonostante le perplessità espresse dai rappresentanti dei lavoratori e della sicurezza sui luoghi di lavoro tanto da indurre a proclamare scioperi al fine di poter garantire a tutti il rispetto delle disposizioni di restare a casa».