Crac ex Lanciano calcio in otto a processo

Accuse a vario titolo di bancarotta fraudolenta, riciclaggio di assegni e truffa Tra gli indagati, oltre all’ex patron Di Stanislao, anche Angelucci, parte lesa

LANCIANO. Sono stati rinviati a giudizio al prossimo 3 aprile 2013 gli imputati del processo sul fallimento dell’ex Lanciano calcio, un crac da 2 milioni di euro. Dovranno rispondere davanti al tribunale collegiale a vario titolo di bancarotta fraudolenta, riciclaggio di assegni, truffa, reati fiscali Paolo Di Stanislao, 51 anni, ex patron del Lanciano calcio; la sua compagna Patrizia Bernardi, 46 anni; Paolo Massari, 60 anni, romano, legale rappresentante della società dal 10 novembre 2006 al 7 giugno 2007; Antonio Alimonti, 56 anni, di Roma, impiegato di banca; Alfredo Di Paolo, 36 anni, di Teramo, legale rappresentante della società dal 7 giugno 2007 al 3 gennaio 2008; Giuseppe Ielo, 56 anni, rappresentate della società dal 28 agosto all’10 novembre 2006; Gino Sammarco, 66 anni e l’ex presidente Riccardo Angelucci, 44 anni di Lanciano.

Ieri l’udienza ha preso il via dopo i due rinvii per incompatibilità di due giudici, Massimo Canosa, che aveva seguito e sentenziato il fallimento della società nell’aprile 2008, e Francesca Del Villano Aceto, che aveva emesso due sentenze civili in cui figurava l’ex presidente Angelucci che compare come parte lesa e imputato in questo processo.

Gli atti sono quindi passati al giudice Francesco Marino che nell’udienza preliminare ha accolto la richiesta del pubblico ministero, Rosaria Vecchi, di processare gli otto indagati.

Nello specifico Di Stanislao, Patrizi e Di Paolo devono rispondere di bancarotta documentale (sottrazione libri contabili della società) e reati fiscali: mancato versamento Irpef nel 2006 di 53 mila euro e dichiarazione nell’Iva 2006 di elementi passivi fittizi per 248 mila euro. Ammontano, invece, a oltre 350 mila euro, i presunti fondi distratti da Di Stanislao, in concorso o con Patrizi o con Massari o con Ielo in meno di due anni di gestione della società.

Diversa la posizione di Riccardo Angelucci che è accusato di concorso in bancarotta, dal momento che avrebbe distratto dalla società 210 mila euro relativi alla cessione del calciatore Francesco Di Gennaro alla Lucchese nel gennaio 2006. Ma è anche vittima della presunta truffa architettata da Di Stanislao, Patrizi, Ielo e Sammarco, che si sarebbero impossessati del Lanciano calcio, del valore di 700 mila euro, senza in realtà versare un centesimo perché garantirono l’acquisto con un polizza fidejussoria risultata scoperta.

Sarà dunque un processo lungo e complesso quello che si aprirà ad aprile, mese in cui 5 anni prima i giudici, ancora una volta riuniti in collegio, decretarono il fallimento della società, rilevata poi dalla famiglia Maio.

Teresa Di Rocco

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