Crollo delle nascite: in tre anni 30 per cento in meno

Il vescovo Cipollone: la famiglia è in crisi come istituzione e l’incertezza finanziaria crea paura per il futuro

LANCIANO. Sempre meno nascite. All’ospedale Renzetti, come in tutti gli altri ospedali della Provincia, il calo di circa il 15 per cento delle nascite è rispettato. Colpa della crisi, dell’incertezza di un domani nebuloso, di lavoro che non c’è, i vagiti nelle culle degli ospedali e nelle case frentane sono sempre meno. In tre anni, dal 2010 al 2013, al Renzetti si è registrato un meno 30 per cento di nascite: dalle 912 del 2010 alle 702 dell’anno appena chiuso. Ma il lavoro per il reparto di ostetricia e ginecologia che va avanti grazie alla abnegazione del personale, nonostante i tagli di posti letto - da 25 a 16 - e di infermieri, non è affatto diminuito. Alle nascite bisogna aggiungere le interruzione volontarie di gravidanza: queste si attestano in media attorno alle 200 negli ultimi anni. E poi c’è tutta l’attività chirurgica da assicurare seguita in primis dal direttore dell’unità, Antonio Di Francesco.

Nascite in calo, quindi, ma l’avvio di questo nuovo anno è stato spumeggiante e fa ben sperare. La cicogna ha consegnato 5 pargoli al Renzetti in circa 24 ore, a cavallo tra il 31 dicembre e il 1° gennaio. La notte del 31, l’arrivo di due bimbe, ha portato a 702 le nascite nel 2013. Mentre il capodanno ha portato tre maschietti, due di Lanciano e uno di genitori stranieri residenti in città. Rispetto allo scorso anno il calo è stato dell’8%, (758 nascite ne 2012), percentuale inferiore rispetto a Vasto dove il calo è stato del 12% (804 nascite 2013, 900 nell’anno precedente) e minore della media nazionale che è attorno al 15%. Ma il calo è netto guardando a tre anni fa. «I dati si spiegano sia con la crisi che sta investendo la famiglia, come istituzione, sia soprattutto con la crisi economica», commenta il vescovo di Lanciano-Ortona, monsignor Emidio Cipollone, «c’è paura del futuro, una paura che blocca la formazione delle famiglie e la voglia di mettere al mondo una nuova vita. Ma se non si inverte la tendenza, non si dà una speranza alle famiglie, investendo, facendo politiche familiari e sociali serie, non si esce dalla crisi e mettere al mondo dei figli è sempre più difficile. Inoltre, alzandosi l’età media del matrimonio i figli arrivano sempre più tardi».

Infatti, come fanno notare dal reparto di ostetricia, l’età media delle donne al primo parto è arrivata sopra i 35 anni. Ma ci sono sempre più donne che partoriscono il primo figlio a 42-43 anni.

Nascite, ma anche aborti. E anche questi sono in parte dovuti alla crisi. Le interruzioni volontarie di gravidanza eseguite al Renzetti sono state 199 nel 2012 a cui si devono aggiungere 15 aborti terapeutici. La media è quella dei 200 aborti volontari annui (in passato anche oltre 250, dato questo diviso con Vasto dove gli aborti nel 2013 sono stati 260), numeri alti anche se in lievissima diminuzione.

Teresa Di Rocco

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