Danni da cinghiali, i rimborsi non bastano 

Le ditte agricole chiedono 627mila euro di risarcimenti, la Provincia dice sì ma ne stanzia solo 254mila. Coldiretti: troppo poco

CHIETI. Arrivano i risarcimenti per i danni all’agricoltura provocati dai cinghiali. Ma è una beffa per le aziende agricole in ginocchio: i soldi non bastano per tutti. I fondi stanziati dalla Provincia non sono sufficienti a coprire tutti i danni denunciati: a fronte di 627 mila euro di risarcimenti richiesti dagli agricoltori e «valutati positivamente», i rimborsi ammontano solo a 254 mila euro, cioè meno della metà. Mancano all’appello oltre 372 mila euro.
Domande bocciate. Su 410 richieste di rimborso presentate per il 2015 dalle ditte agricole della provincia di Chieti per colture distrutte, 336 sono state accettate e 74 rifiutate. E la presenza dei cinghiali diventa sempre più allarmante: gli animali non arrivano più soltanto nelle campagne, ma sono stati avvistati anche al Tricalle, nei pressi della chiesa di San Francesco Caracciolo. Tra le motivazione alla base delle 74 bocciature, in 23 casi si registra anche un’altra beffa per gli agricoltori: «Non si è potuto procedere all’accertamento del danno in quanto le colture erano già state raccolte», recitano i verbali oppure «non vi sono elementi utili per la valutazione: raccolto già effettuato».
Allarme Coldiretti. «Sono in pericolo la sicurezza delle persone e il reddito degli imprenditori soprattutto in una provincia a forte vocazione agricola», dice la Coldiretti provinciale. Secondo la stima degli agricoltori, «ogni anno si registrano nelle campagne abruzzesi danni per oltre 3 milioni di euro di cui il 35% concentrati nella provincia teatina. Ora, è necessario andare oltre la gestione ordinaria di una problematica diventata straordinaria». Secondo Coldiretti, i risarcimenti non bastano: «Una situazione insostenibile che non può essere risolta solo con parziali e tardivi indennizzi che restano comunque solo un contentino per chi, a causa della fauna selvatica, è costretto a buttare al vento mesi di lavoro», dice l’associazione degli agricoltori, «è inoltre necessario ricordare che, da due anni, i danni da fauna selvatica sono sottoposti alle procedure previste dal regolamento comunitario sugli aiuti di stato e, di conseguenza, i rimborsi sono anche condizionati al raggiungimento di una soglia minima di 15 mila euro (de minimis)».
«Tutela del reddito». Coldiretti lancia la sua proposta alle istituzioni: «La nostra proposta si articola in tre parti fondamentali: la salvaguardia dell’incolumità pubblica, la tutela del reddito delle imprese e la diminuzione della spesa pubblica in tema di costi sociali e di specifici indennizzi. Ma non è solo una questione di risarcimenti: è un problema di sicurezza delle persone e della vita rurale che va risolto con un azione coordinata e decisiva», conclude Coldiretti, «lo ribadiamo: è un problema che riguarda la collettività ed è necessario che vengano coinvolte una volta per tutte le autorità preposte alla gestione e al controllo del territorio».
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