Decideva chi operare su whatsapp

I colleghi: Di Giammarco emargina i medici che non sottostanno alle sue regole

CHIETI. Operazioni decise via whatsapp, conflitti tra medici e totale mancanza di comunicazione. Così due dottori in servizio a Cardiochirurgia descrivono ciò che avveniva nel reparto: ascoltati come testimoni dai finanzieri, mettono tutto a verbale e confermano il clima di forte disagio già svelato dalle intercettazioni ambientali. Gli incarichi di gestione erano affidati dal primario Gabriele Di Giammarco quasi del tutto a Daniele Marinelli, all’epoca assunto a tempo determinato. Di Giammarco è accusato anche di omicidio colposo per la morte di un paziente.
«È evidente che ci sono problematiche nella gestione del reparto», racconta uno dei medici, «basti pensare che se ne sono andati quasi venti cardiochirurghi. Ad oggi non esiste il sostituto del primario, obbligatorio per legge. Se il primario è all’estero, invia un messaggio whatsapp a Marinelli relativamente alle condizioni dei pazienti e lui dall’estero decide chi operare. I turni di notte non sono previsti ed esiste solo la reperibilità: visto il tipo di paziente, i tempi per recarsi in reparto possono compromettere la situazione. Vige quindi un’organizzazione privatistica del bene pubblico in quanto il primario decide chi operare e quando. I pazienti che lui sceglie di non operare possono rimanere in degenza anche trenta giorni. Chi non si adegua alle sue disposizioni viene emarginato a ruoli non operativi impedendone gli interventi chirurgici». Un altro medico, sempre davanti ai finanzieri, aggiunge: «Circa le modalità con cui vengono gestiti i pazienti non vi sono criteri, al punto che un intervento di chi è ricoverato da oltre 40 giorni diviene inspiegabilmente urgente. Capita pure che pazienti ricoverati per lunghi periodi siano dimessi senza che vengano eseguiti trattamenti terapeutici a fronte dell’evidenza di tale dato sin dal primo giorno di ricovero. Inoltre la gestione dei singoli pazienti viene coordinata da Di Giammarco anche quando si trova all’estero, via messaggi o telefonicamente, con la conseguenza che è sempre lui a decidere se e quando eseguire interventi». (g.let.)