Di Primio: «Con me la svolta»

Il centrodestra presenta il candidato sindaco e già festeggia

CHIETI. Umberto Di Primio davanti alla folla plaudente ammette che deve ancora conquistare la poltrona di sindaco e invita la coalizione di centrodestra a «lottare fino all’ultimo voto». Chi invece ha già un futuro oltre la politica è l’assessore Mauro Febbo che ieri si è lanciato nel rutilante ruolo del presentatore: voce altisonante, gesti ampi, guance arrossate dalla foga. Ha organizzato i posti a sedere, ringraziato in ordine gerarchico gli ospiti del Pdl presenti nella sala della Provincia, ha scandito gli slogan contro Dipietristi, Pd e la «catastrofica giunta Ricci», ha esaltato la figura del suo amico del cuore, il senatore Fabrizio Di Stefano, ponendolo già capolista della lista Pdl.
In mezzo a Febbo e Di Stefano, un soddisfatto Umberto Di Primio, occhi chiari ingigantiti da sbarazzini occhiali rettangolari, doppiopetto blu e cravatta celeste. La sala è stracolma, il corriodoio pure.

Febbo oscilla sull’ingresso e invita tutti ad entrare, «così facciamo vedere quanti ne siamo» dice con una punta di esaltazione. Al tavolo di presidenza ci sono i dirigenti vip. Visi beati di chi avverte la vittoria. Per l’Udc c’è l’avvocato e capogruppo regionale Tonino Menna, che rassicura, «per l’Udc la scelta è fatta, siamo con il Pdl e Di Primio». Per La Destra oltre al coordinatore Luigi D’Eramo c’è Annarita Guarracino che parla di «tavolo vincente che rimetterà in sesto Chieti». Febbo presenta Giorgio De Matteis, aquilano, leader del Mpa e vice presidente del Consiglio regionale che rilancia: «Ci sono le condizioni per vincere e con Di Primio ci sarà un sindaco vero».

La platea applaude soddisfatta. Tra le prime file ci sono Mario Amicone ex Udc ed ex assessore regionale, Liberato Aceto ex mastelliano oggi animatore di una lista civica, ci sono i fratelli Emanuele e Andrea Buracchio, gli assessori regionali Federica Carpineta e Daniela Stati, che Febbo indica come «portafortuna», c’è un assorto Gianfranco Giuliante capogruppo regionale, con il forzista pescarese Ricardo Chiavaroli. C’è l’ex presidente della giunta regionale Giovanni Pace. C’è Mario Colantonio capogruppo Pdl, ed Emilia De Matteo capogruppo Forza Italia. Assenti l’onorevole Daniele Toto, e il senatore Filippo Piccone, «alle prese», spiega Febbo, «con problemi importanti». Non c’è Enrico Di Giuseppantonio per problemi di famiglia.

La sala s’ingrossa di militanti, di osservatori. Prende la parola Gianni Di Labio, ex dc, ex centrosinistra, che annuncia convinto «siamo Lega Nord ma a Chieti, siamo “Il popolo di Chieti”», certifica che «la città vuole cambiare».
Bruno Di Paolo,
ex consigliere regionale della Dca, promotore di una lista civica, rivela: «il sindaco Ricci mi ha chiamato e richiamato, ma io sono di centrodestra e sono con Di Primio», cede ai toni sentimentali, «il mio cuore è a destra».
Tocca al senatore Di Stefano. Febbo lo presenta come una star, l’artefice di vittorie, lo eleva a massimo stratega teatino. Il senatore ringrazia e cautamente osserva: «siamo qui per Umberto Di Primio», a differenza di Febbo ha un tono di voce calmo ed ecumenico, muove le mani in modo benedicente. «Il nostro è un grande gesto d’amore per questa città», racconta, «siamo una squadra favolosa che sosterrà Umberto verso una vittoria ineludibile». Preso dal suo ragionamento fa delle esagerazioni, «L’amministrazione Ricci è stata un calvario. Il sindaco è stato ucciso dai suoi».

Arriva il momento di Di Primio. Febbo solenne ricorda: «Di Primio da bambino era già un amministratore».
Il candidato sindaco ammette. «Non sarò il nuovo, sarò il cambiamento. Sono una persona che ha maturato tanta esperienza che metterà a disposizione di Chieti e dei suoi cittadini. Se meriterò l’elezione a sindaco questo lo diranno i chietini. Attenti», dice Di Primio rivolto alla platea, «non abbiamo ancora vinto. Dobbiamo lottare fino al giorno delle elezioni. Noi siamo una squadra di governo». Di Primio non parla di assessori e posti da spartire per ora annuncia che presenterà il programma. «Ho dieci idee: lavoro, cultura, opere pubbliche, solidarietà. Sono i temi centrali. Sosterrò le persone che chiedono aiuto». Il popolo Pdl si alza in piedi, così come i big. Cala il sipario tra ringraziamenti e strette di mano. Fuori la sala un animoso militante è già pronto. «Mo basta chiacchiere, andiamo a prendere i voti».