Dragonara, la banda del buco in azione a Max Cina

I ladri forano il muro esterno, poi forzano una porta e s’impossessano di una cassetta metallica: la fuga con i soldi
SAN GIOVANNI TEATINO. Hanno agito con la sicurezza di chi possiede la mappa esatta dell’obiettivo. Nessuna esitazione, nessun giro a vuoto tra le corsie. La banda che ha colpito il Max Cina di San Giovanni Teatino sapeva già dove mettere le mani prima ancora di entrare. L’assalto è avvenuto nel cuore della notte, in via Pietro Nenni, sfruttando la posizione del grande magazzino: strategicamente collocato a ridosso del casello dell’autostrada A14 e sul confine con Chieti. Una via di fuga perfetta, calcolata per sparire in pochi istanti.
I carabinieri stanno lavorando sui dettagli di un’incursione che porta la firma di professionisti. La tecnica utilizzata è quella della banda del buco, un classico che richiede però pianificazione e attrezzatura specifica. I ladri non hanno forzato l’ingresso principale, troppo esposto. Hanno scelto di aggirare i sistemi di difesa passiva perforando direttamente la parete esterna dell’edificio, sul retro, lato ferrovia. Un lavoro di precisione, eseguito verosimilmente con strumenti pesanti capaci di aprire un varco nella muratura in tempi rapidi. Una volta creato l’accesso, il gruppo si è introdotto nella struttura trovandosi, come da calcoli, nella zona giusta per proseguire il piano. I malviventi hanno forzato una porta interna e si sono diretti senza incertezze verso gli uffici amministrativi. Non cercavano merce da scaffale, ingombrante e difficile da piazzare. L’obiettivo era il contante. All’interno dell’ufficio hanno individuato subito l’armadio che custodiva una cassetta metallica. L’hanno prelevata intatta. Il contenitore racchiudeva banconote per un valore che è ancora in corso di esatta quantificazione, ma che secondo le prime stime ammonta ad alcune migliaia di euro.
La rapidità dell’azione è stata la chiave del successo per il commando. Il sistema d’allarme dell’attività ha rilevato l’intrusione e ha inviato il segnale di allerta al proprietario, che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine. Tuttavia, il lasso di tempo trascorso tra l’attivazione della sirena e l’arrivo dei carabinieri è stato sufficiente per coprire la fuga. Quando i militari sono giunti sul piazzale di via Nenni, il gruppo si era già dileguato. La vicinanza al casello di Pescara Ovest-Chieti e la rete di strade che attraversano la zona industriale di Dragonara offrono molteplici vie di fuga, rendendo complesso l’inseguimento immediato.
Le indagini sono ora concentrate sull’analisi dei filmati. I carabinieri hanno acquisito le registrazioni delle telecamere di videosorveglianza installate sia nella struttura che nelle aree limitrofe. Gli investigatori cercano un elemento utile all’identificazione: il modello di un’auto, una targa, o anche solo dettagli sull’abbigliamento e sulla corporatura dei ladri.
Max Cina era già stato visitato dai ladri in passato, con modalità operative differenti ma ugualmente efficaci. Qualche anno fa, una banda riuscì a portare via l’intera cassaforte. Il forziere fu caricato e trasportato nelle campagne circostanti, dove venne poi ritrovato aperto e svuotato di tutto il denaro.
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