LA PROTESTA

Emergenza acqua a Chieti: «Farsi una doccia è già un’impresa» 

Il calvario dei residenti. I disagi si aggraveranno nei prossimi mesi

CHIETI. C’è chi per farsi la doccia deve puntare la sveglia alle 6.30 del mattino, altrimenti non avrà più acqua con pressione sufficiente per lavarsi. Chi deve fare i conti con caldaie ed elettrodomestici rotti a causa delle continue interruzioni idriche. E chi stanco di fare lo slalom tra secchi e bottiglie da riempire, sbotta minacciando di non pagare più le bollette dell’acqua.
È il calvario di una Chieti Scalo sempre più a secco che guarda all’arrivo dell’estate come a un incubo. A lamentarsi è soprattutto il popoloso quartiere del Villaggio Celdit dove ci sono le palazzine Ater che arrivano al settimo piano e più si sale più l’acqua arriva meno.
Chieti Scalo ha problemi di approvvigionamento idrico sin da quando lo scandalo della discarica di Bussi fece chiudere una serie di pozzi d’acqua. Da allora lo Scalo non ha più acqua di notte. Ma da un mese e mezzo a questa parte i problemi sembrano essere aumentati. «Vorremmo sapere cosa è successo, sembra che ci sia meno acqua a disposizione», dice il libraio Cristian Cellini, «io abito al secondo piano in una palazzina in via Pescara e prima non avevo tutti questi problemi. Ora per farmi la doccia devo mettere la sveglia alle 6.30, perché dalle 8 non c’è più pressione sufficiente. Per far partire la caldaia devo aprire contemporaneamente tre rubinetti. Prima almeno la sera potevo contare su una situazione di normalità, adesso non è più così. Senza contare che quando tolgono l’acqua arrivano gli scarafaggi: blatte lunghe oltre un centimetro, escono dagli scarichi, si annidano anche nell’androne, nonostante i quintali di insetticida spruzzati».
«È la quarta volta che mi si rompe la caldaia e ogni volta sono almeno 100 euro per rimetterla in funzione», dice Sabrina Angelucci, che abita al terzo piano sempre in via Pescara, «non faccio altro che aggiustare caldaie, uno di questi giorni vado al Comune e gli porto gli scontrini. E non ho certo intenzione di pagare le bollette dell’acqua per un servizio che non ho».
«A me si è rotta non solo la caldaia ma anche la lavastoviglia», aggiunge Dina Bassignana anche lei residente in via Pescara in un appartamento al quarto piano. «Si è bruciata la pompa dell’acqua e adesso temo per la lavatrice. In casa siamo in sei, il disagio è grandissimo. Da noi dobbiamo stare attentissimi. Se qualcuno si fa la doccia, da gli altri rubinetti di casa non deve uscire neanche un filo d’acqua. Se qualcuno prova a riempire persino un bicchiere d’acqua è finita: si blocca la caldaia e addio doccia».
«Da me, al quinto piano, i problemi sono amplificati», aggiunge Gianluca Squicciarini, «c’è chi si attrezza comprando boyler o addirittura serbatoi condominiali, ma ormai anche caricare queste riserve è diventato un problema. Quindi non sappiamo cosa fare. E ci avviciniamo all’estate. Temiamo maggiori razionamenti, come accadde nel 2013, dove tra siccità e problemi alla rete, convogliarono parte della riserva idrica sulla costa e da noi la toglievano addirittura alle 21. Un inferno».
Dal Comune risponde l’assessore comunale ai Lavori pubblici Raffaele Di Felice, che però non sa spiegare perché da un mese e mezzo a questa parte i residenti del Villaggio Celdit abbiano così tanti problemi. «La verità», dice l’assessore, «è che l’Aca non è tenuta a comunicarci ogni azione che intraprende». Al Comune, comunque, non risultano cambiamenti della situazione scalina, né in termini di nuove rotture delle tubature, né in termini di minore immissione idrica. «È possibile comunque», dice ancora Di Felice, «che abbia meno acqua da convogliare su Chieti Scalo a causa di problemi di approvvigionamento idrico a monte».
Dell’argomento si era interessato anche il consigliere comunale Alessandro Marzoli che aveva proposto di non far pagare le bollette per un servizio che i residenti non ricevevano.
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