Fabbrica esplosa, restano i sigilli Il giudice: «No alla superperizia» 

Il gip del tribunale di Vasto respinge la richiesta d’incidente probatorio presentata dall’azienda Ora gli avvocati della ditta punteranno al dissequestro della parte non interessata all’incidente  

CASALBORDINO. Il gip del tribunale di Vasto, Fabrizio Pasquale, ha dichiarato inammissibile la richiesta di incidente probatorio all’interno della Esplodenti Sabino, la polveriera di Casalbordino in cui il 21 dicembre scorso persero la vita Carlo Spinelli, 54anni, di Casalbordino; Paolo Pepe, 45 anni, di Pollutri e Nicola Colameo, 45 anni, di Guilmi. Il giudice Pasquale ha accolto la richiesta del procuratore Giampiero Di Florio e del sostituto Gabriella De Lucia e ha respinto la richiesta presentata dai legali dell’azienda, gli avvocati Franco Barbetti e Arnaldo Tascione. La Esplodenti Sabino resta sotto sequestro. A questo punto la Procura porterà avanti le proprie indagini per le quali ha deciso di affidarsi a importanti periti. Si parla con insistenza del geominerario ed esplosivista Danilo Coppe e di Adolfo Bacci, docente dell’Università di Pisa.
Gli indagati restano tre, Gianluca Salvatore, titolare della polveriera, e ai dirigenti Tiberio Giustiniano e Stefano Stivaletta. I difensori hanno deciso di chiedere al gip il dissequestro dell’area della fabbrica non interessata dall'esplosione. L’azienda ha infatti diversi e importanti ordinativi da evadere. Alla Sabino è rimasto tutto fermo da quasi un mese e gli 80 dipendenti della polveriera temono per il loro futuro lavorativo. In un momento di grave crisi economica, temono di perdere il lavoro. Anche gli indagati nomineranno dei periti.
«Sono io il primo a voler sapere che cosa è accaduto quel giorno e perché si è verificata l’esplosione», ha detto Gianluca Salvatore. L’inchiesta stabilirà se la polvere pirica dei razzi nautici che le vittime avevano appena preso si era ossidata e se invece l'esplosione è stata provocata da qualche altro imprevisto. I periti nominati dalla Procura dovranno analizzare tutto il materiale che viene lavorato e quello che veniva smaltito dalle tre vittime e dai colleghi con le stesse mansioni. Le ipotesi di reato sono di omicidio colposo, disastro e danno colposo con l’iscrizione sul registro degli indagati di tre vertici della Esplodenti Sabino e l’iscrizione della società per illeciti amministrativi dipendenti da reato. Le indagini in corso condotte dai carabinieri di Ortona e dal Ris di Roma puntano a ricostruire la catena del lavoro , individuando eventuali responsabilità.
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