File al Cup e negli ambulatori

22 Giugno 2011

L'ospedale scoppia. Pazienti appena operati in piedi nei corridoi

CHIETI. Attese interminabili al Cup, corridoi stracolmi negli ambulatori del 6ºo piano, pienone al pronto soccorso. Ancora disagi per i pazienti, ieri, al policlinico, dove l'assenza di posti letto dedicati al day surgery, ha costretto diversi degenti della patologia chirurgica a trascorrere il post intervento seduti o in piedi nei corridoi.

«Ho assistito direttamente alla scena», dice Andrea Gagliardi della Cgil funzione pubblica «non è possibile costringere chi ha problemi di salute a situazioni di questo genere. Non ci sono posti letto dedicati e c'è chi addirittura deve trascorrere il dopo intervento in piedi. La situazione non può che peggiorare con il riordino delle medicine e il calo, di fatto, dei posti letto a disposizione».
Il quadro dei disservizi s'allarga a macchia d'olio semplicemente girando tra corridoi, davanti agli ambulatori e alle stanze di degenza.

C'è il report puntuale delle barelle in corsia, con 2 in pneumologia, pediatria e semeiotica.
C'è poi la ressa di prima mattina al pronto soccorso, smaltita ma pronta a riemergere da un momento all'altro.

Fino a inciampare negli ambulatori del sesto livello, resi roventi dal caldo e dall'ammasso di pazienti in attesa, di tutte le età e in condizioni di salute non sempre adattabili al soggiorno forzato sulle sedioline rigide che sono state messe a disposizione.
C'è né anche qualcuno in carrozzella, come una giovane ragazza in fila mentre la terapia le scorre tra la fiala della flebo e il braccio.

«Vada al Cup, io ci sono appena stato», suggerisce un uomo al taccuino, «anche lì ci sono file. Scorrono lentissime, non è possibile».

Così ancora una volta, come spesso negli ultimi mesi, abbiamo trovato la sala del Centro unico di prenotazione pieno di utenti in attesa, rassegnati, e questo fa molta rabbia, ad una risposta sanitaria che viaggia lenta.

«Purtroppo la situazione al pronto soccorso, nel Cup e negli ambulatori non è nuova», dice Aldo Cerulli, segretario regionale di Cittadinanzattiva, «se gli ambulatori che sono sul territorio e negli altri ospedali sono chiusi, è ovvio che i pazienti si debbano rivolgere in massa al Santissima Annunziata. Su questo ospedale gravita una domanda di salute enorme, da tutto l'Abruzzo e anche da fuori regione. E' ora di prevedere più personale e spazi per risolvere problemi ormai diventati cronici».

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