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Fratelli d’Italia: la città torni al voto

VASTO. «Il sindaco si dimetta e dia la possibilità ai vastesi di tornare alle urne». Fratelli d’Italia interviene dopo le ultime vicende politiche culminate nell’azzeramento della giunta con l’apertu...

VASTO. «Il sindaco si dimetta e dia la possibilità ai vastesi di tornare alle urne». Fratelli d’Italia interviene dopo le ultime vicende politiche culminate nell’azzeramento della giunta con l’apertura dell’ennesima crisi amministrativa e della resa dei conti all’interno del Pd, il partito che ha chiesto al sindaco Luciano Lapenna il cambio di passo per dare risposte alla città in tempi rapidi.

«Si vada subito al voto», è l’esortazione di Etelwardo Sigismondi, capogruppo del partito di Giorgia Meloni, «l’ennesimo azzeramento della giunta comunale dimostra inesorabilmente che Vasto continua a essere ostaggio di un sindaco e di una maggioranza incapaci di governare. Gli otto anni del mandato amministrativo di Lapenna sono stati dedicati, infatti, solo ed esclusivamente alla risoluzione dei problemi interni ai partiti della coalizione, piuttosto che alla amministrazione della città. Il perdurare di questa situazione è inaccettabile», conclude il consigliere di minoranza, il quale ritiene «ormai indifferibili le dimissioni del sindaco, il quale, in questo modo, almeno consentirebbe l’avvio di una nuova fase amministrativa».

Per Marco Di Michele Marisi, esponente di Fratelli d’Italia, «il timore è che si tratti della solita commedia teatrale che in altri modi e tempi il primo cittadino ha già messo in scena nello stesso teatro del Comune. Il sindaco avrebbe dovuto azzerare anche se stesso», incalza Marisi, «avvalendosi di uno strumento poco utilizzato in Italia, ovvero quello delle dimissioni. Inutile che il capitano incompetente di una nave butti a mare l’equipaggio inetto senza seguirlo a ruota. Ma è ancora in tempo: Lapenna ha fatto trenta, come si suol dire, facesse trentuno. Almeno i cittadini di Vasto lo ricorderebbero per l’unica cosa buona fatta, in un mare di errori, o forse in un deserto di provvedimenti», chiosa il dirigente. (a.b.)

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