«Guard rail irregolare» due condanne per la morte

Sant’Eusanio del Sangro, scooterista perse la vita sulla Lanciano-Guardiagrele La Cassazione conferma 18 mesi per dirigente Anas e costruttore della barriera

SANT’EUSANIO DEL SANGRO. Morì a causa di un guard rail «irregolare» e per questo motivo furono condannati, in primo e secondo grado, il direttore dei lavori dell’Anas e un costruttore. A dieci anni dall’incidente, la sentenza della Corte di cassazione stabilisce, per la prima volta, la responsabilità penale per chi ha progettato e messo in opera quel guard rail.

L’incidente avvenne nel luglio del 2003 alle porte di Guardiagrele. Walter Marrone, 45 anni, di Sant’Eusanio del Sangro, dipendente dell’Agenzia delle entrate di Lanciano, viaggiava in sella al suo maxiscooter, percorrendo la ex Statale 363 al confine tra le contrade di Melone e Piana San Bartolomeo. In curva, forse per il fondo stradale sconnesso, l’uomo finì fuoristrada contro la testata del guard rail e rimase incastrato con una gamba.

Soccorso da un’ambulanza del 118, venne prima condotto all’ospedale di Guardiagrele, quindi trasferito al policlinico di Colle dell’Ara per essere sottoposto a un intervento chirurgico. Morì una settimana a causa di un’emorragia.

Tra le cause dell’incidente gli investigatori esclusero l’alta velocità. Fu verificata la regolarità del guard-rail, che risultò privo dell’estremità ricurva per l’assorbimento degli urti. Le indagini portarono all’imputazione del direttore dei lavori della strada, il dirigente Anas Gianfranco Pagliarone (oggi in pensione), e del costruttore, il romano Agostino Bertoni, della Prismo universal spa, che eseguì i lavori. I due vennero condannati a 18 mesi di reclusione, pena sospesa, per omicidio colposo. Il reato è prescritto ma, qualche giorno fa, la Cassazione ha confermato le condanne, rigettando i ricorsi degli imputati e dei responsabili civili.

«È la prima volta che viene stabilità la penale responsabilità al riguardo», dichiara Marco Di Domenico, avvocato degli eredi di Marrone, che lasciò moglie e due figli, «è un’amara consolazione, ma dopo dieci anni questa difficile vicenda giudiziaria ha un epilogo che rende giustizia, stabilendo l’insidia di un guard rail aperto, discontinuo, che dovrebbe salvare la vita e non toglierla».

Nei primi due gradi di giudizio, la Procura di Chieti archiviò la posizione della Provincia, chiamata in causa nella vicenda e che dal 2001 è diventata proprietaria della strada. «Il procuratore generale della Cassazione ha detto che andava ampliata la platea dei responsabili, a chi ha mantenuto, e mantiene quella situazione pericolosa», sostiene il legale, «ora vi è una sentenza irrevocabile a consacrare la responsabilità penale se qualche utente della strada dovesse farsi ancora male».

Stefania Sorge

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