Guerra dell’acqua tra Abruzzo e Molise

Scambi di accuse negli enti di bonifica per l’accaparramento dei flussi idrici sempre più bassi della diga di Chiauci

VASTO. È scoppiata la guerra dell'acqua. In prima linea , uno contro l'altro, i presidenti del Consorzio di bonifica sud del Vastese, Fabrizio Marchetti e il collega del Consorzo di bonifica Trigno-Biferno, Giorgio Manes. Il secondo accusa il primo di avere penalizzato il Molise sospendendo senza preavviso l'erogazione idrica destinata all'irrigazione delle colture del Molise. Marchetti non ci sta e replica al collega per le rime. «L'ordine ricevuto dalla Regione Abruzzo è stato categorico. Vista la poca acqua a disposizione va data priorità assoluta all'uso civile. Capisco il disagio degli agricoltori ma la popolazione non può restare senza ac qua nelle case. E del resto per l'agricoltura è già stato chiesto lo stato di calamità naturale. Manes chieda piuttosto alla Regione Molise di decidersi ad autorizzare il Coniv a fornire alle industrie di Piana Sant'Angelo 70 litri al secondo dell'acqua trattata dal Coniv nel depuratore di contrada Padula a Montenero. In quel modo, una gran quantità di acqua che ora viene utilizzata per le lavorazioni industriali tornerebbe a sgorgare dai rubinetti delle abitazioni».

La distribuzione dell'acqua tra Abruzzo e Molise è disciplinata da un protocollo d'intesa. Un mese fa, i due Consorzi di bonifica hanno raggiunto un accordo che prevede tre giorni di erogazione a testa. Secondo Manes, Marchetti non avrebbe rispettato i patti.

«So di essermi comportato correttamente. Siamo davanti a una situazione drammatica», insiste Marchetti. «Davanti all'sos lanciato dalla popolazione della riviera, il Consorzio di bonifica da più di un mese ha cominciato a fornire al territorio 400 litri al secondo prelevati dalla diga di Chiauci in aggiunta all'acqua fornita dalla Sasi. Al momento siamo costretti a scendere a 240 litri al secondo. Il Trigno non ha più acqua e anche il livello della diga comincia a scendere. Siamo in piena emergenza. Un’emergenza che il Coniv aveva previsto predisponendo per questo il riutilizzo dell'acqua depurata per le industrie. È assurdo togliere acqua alla popolazione quando la soluzione per far lavorare le industrie c'è», afferma ancora Marchetti.Nel frattempo, cominciano a lamentarsi anche i cittadini che risiedono a nord del Sinello. «La Sasi ogni sera sospende l'erogazione idrica alle 22 e riapre le saracinesche alle sette del mattino successivo. La paura di provocare danni alle vecchie condotte induce i tecnici a fornire acqua a bassa pressione. Così bassa che non ce l'ha fa a riepire i serbatoi. Ma la popolazione ha sete e ha bisogno di lavarsi», dice il sindaco di Casalbordino, Remo Bello.

«La Sasi deve decidersi a sostituire le condotte più malandate. Anno dopo anno la situazione peggiora e le rotture si moltiplicano. Due giorni fa c'è stata l'ennesima falla a Casoli , ma da inizio anno non si contano più», ricorda Bello. Dello stesso avviso il sindaco di San Salvo, Tiziana Magnacca. «I Comuni non sanno più cosa rispondere ai cittadini che pagano regolamente la bolletta idrica senza vedere uscire una goccia d’acqua dai rubinetti. È ora di risolvere una volta per tutte un problema che si trascina ormai da troppo tempo», sollecita il primo cittadino di San Salvo.

Paola Calvano

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