In aula le assunzioni "facili" alla Provincia di Chieti

Giovane disabile si oppone all’archiviazione per Di Giuseppantonio e assessori. Il caso rischia di diventare nazionale

CHIETI. Se il giudice archivia nessun ente avrà più l’obbligo di assumere disabili? E se l’inchiesta si chiude senza rinvii a giudizio, di sette politici e un ex segretario generale della Provincia, il caso Chieti diventerà nazionale? Era il 2010 quando otto giovani disoccupati vennero assunti con contratto a termine nell’ente presieduto, ancora per poco, da Enrico Di Giuseppantonio. Ma la Provincia dribblò, con un’azione alla Verratti, la legge 68 del 1999, quella sui disabili che riserva posti alle categorie protette. La giunta di allora incaricò l’agenzia interinale Tempor che, nel giro di 24 ore, tra il 27 e il 28 dicembre di quattro anni fa, iscrissero gli otto e li assunsero, in deroga alla legge che garantisce una quota di posti ai disabili. Ma Lorenzo Torto, 28 anni di Rapino, non perse un solo secondo del suo tempo. Giovane, disoccupato o quasi, visto che oggi è un centralinista part time in una clinica privata, costretto a vivere in carrozzella e rappresentato dall’avvocato Graziano Benedetto, presentò una denuncia-querela in procura innescando un’indagine della Guardia di Finanza. Così in otto sono finiti sott’inchiesta per abuso d’ufficio: il presidente della Provincia, Di Giuseppantonio e gli assessori che, all’epoca, votarono la delibera e cioè Antonio Tavani, Eugenio Caporrella, Donatello Di Prinzio, Gianfranca Mancini, Mauro Petrucci e Silvio Tavoletta. A questi si aggiunge l’ex segretario generale dell’ente. Ma al di là di un’indagine della Corte dei conti per un danno presunto all’Erario di 109 mila euro, la procura di Chieti ha chiesto l’archiviazione:

«Pur emergendo il sospetto che questo tipo di assunzione fosse determinato dalla volontà di eludere la legge, la delibera votata dalla giunta provinciale di per sé non è “contra ius” (ingiusta). D’altra parte la scelta del personale veniva effettuata non direttamente dalla Provincia, ma dall’agenzia interinale sulla quale non sono state poste in essere pressioni, il che non consente di fondare un giudizio di illiceità penale». Così ha scritto il pm, Rosangela Di Stefano, a conclusione dell’inchiesta.

Ma il disoccupato in carrozzella si è opposto all’archiviazione. E’ molto di più di una questione di principio, dice indignato Lorenzo che, in passato, ha già ottenuto una sentenza dalla Corte di giustizia europea che condanna l’Italia per il mancato rispetto dei diritti dei disabili. E che oggi afferma: «Se il giudice archivia qualsiasi ente farà come ha fatto la Provincia di Chieti. Ma io andrò in Cassazione». Arriviamo così all’udienza di ieri mattina, davanti al gip, Antonella Redaelli. Nessun politico si è presentato in aula. E a difendere il presidente Di Giuseppantonio c’era un avvocato d’eccezione, Nicola Sisti, difensore civico regionale che però, in questo caso, è dalla parte di chi amministra. Il pm non ha cambiato il suo giudizio: per la Di Stefano l’inchiesta va archiviata. Punto e basta. Anche per Sisti la delibera che delegò le assunzioni all’agenzia interinale non è “contra jus”, mentre per gli altri difensori quel giovane in carrozzella, che rivendica un diritto, non può rivestire il ruolo di parte offesa. La replica di Benedetto? «Quella sui disabili è una legge speciale, non può essere derogata».

Il gip deciderà nelle prossime ore: può disporre l’imputazione coatta oppure chiedere alla procura un supplemento di indagini o, infine, decidere per l’assoluzione collettiva. Ma così il caso Chieti rischia di diventare nazionale.