Investimenti della Honda La Cisl boccia il piano

Il leader Bologna: rischioso far passare l’idea che l’azienda ha risolto i problemi Siamo in piena crisi e i 7 milioni promessi per 26 aziende dell’indotto fanno ridere

ATESSA. «Non deve passare l’idea che la Honda abbia risolto i suoi problemi, fare proclami in questa fase delicatissima è pericoloso perché siamo ancora nel pieno del guado». Domenico Bologna, segretario generale della Fim-Cisl, è molto critico nei confronti dell’incontro appena avuto con la dirigenza Honda riguardo l’indotto: per il sindacato ciò che si è detto in quell’occasione «non ha assolutamente nulla di concreto».

La casa nipponica ha appena promesso un investimento di 7milioni di euro sul territorio per adeguare le fabbriche dell’indotto alla realizzazione di componentistica adatta a due nuovi modelli di scooter, specifici per l’Europa. Un’iniezione di fiducia che ha riaperto un po’ le speranze nelle piccole e medie imprese-satellite del comparto automotive. Ma per Bologna non bisogna abbassare la guardia. «Sette milioni di euro divisi per 26 aziende dell’indotto sono una cifra che è ridicola anche solo a parlarne», attacca, «non è con i proclami che si salvano i posti di lavoro e sostanzialmente non ci sono novità importanti rispetto all’accordo firmato al ministero. I due modelli tanto sbandierati erano già stati annunciati nel piano industriale. Questi investimenti che riguarderanno attrezzature e stampi, in termini occupazionali valgono quasi niente. Non è questo che avevamo chiesto in sede istituzionale».

La Fim-Cisl incalza sui numeri, sui dati di bilancio del mese di aprile e sugli «oltre 600 posti di lavoro dell’indotto che sono a rischio perché le fabbriche sono ferme o sono in cassa integrazione e gli ammortizzatori sociali stanno finendo.Quest’anno avremmo dovuto vendere 70mila moto e stiamo chiudendo con 60mila», sottolinea Bologna, «il prossimo anno dovremmo vendere 100mila pezzi e invece ne sono in programma 60mila. Fare trionfalismi in questa fase è fuori luogo: si rischia di far abbassare l’attenzione sulla crisi della Honda, che, ripeto, è ancora in pieno svolgimento».

Per la Fim-Cisl è necessario portare in Val di Sangro prodotti nuovi rispetto agli scooter che «non aggrediscono il mercato», e investire sulle maxi moto. «Anche l’apertura ad altre case motociclistiche ha un rovescio della medaglia», rincara Bologna, «perché non si è pensato che anche quei marchi hanno sviluppato un indotto. Per noi le risposte date dalla Honda sono insufficienti: consideriamo il tavolo del 5 marzo scorso interlocutorio e invitiamo l’azienda a prendere misure più incisive e concrete per il territorio».

Daria De Laurentiis

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