Il luogo dell'incidente

SAN SALVO

Investito sull'autostrada, camionista a giudizio

L'incidente in un'area di sosta a Francavilla mentre la vittima prestava soccorso a un'altra motrice in un tratto in cui c'era anche un cantiere. La famiglia: "L'unico innocente in questa vicenda è Michele"

CHIETI. Un camionista di 58 anni, residente a San Salvo, è stato rinviato a giudizio dal giudice del tribunale di Chieti, A.D.B., con l'accusa di omicidio stradale. La vittima è un uomo di 46 anni di Apricena, Michele Scarano, che venne investito e ucciso il 21 marzo del 2021 lungo l'autostrada A/14 all'altezza di Francavilla  dal camionista alla guida di una motrice.

Scarano era giunto sul posto con un'auto per aiutare il cugino a far ripartire il camion che aveva forato ed era su una piazzola di sosta dalla sera precedente, e stava facendo alcune segnalazioni con le braccia quando è sopraggiunta la motrice che lo ha travolto.

leggi anche: Scende per soccorrere il cugino: travolto in autostrada a 45 anni   Michele Scarano, papà di due figli, era arrivato dalla Puglia per aiutare il familiare bloccato sulla A14 Dopo aver riparato il mezzo pesante, è stato investito e ucciso da un camionista residente a San Salvo

Il processo si è previsto il  21 settembre. Il camionista è difeso dall'avvocato Pompeo Del Re di Vasto.

«Seguiremo il processo con attenzione - commenta Gianni Di Marcoberardino, responsabile del gruppo Giesse Risarcimento Danni a cui si sono affidati la moglie e i figli della vittima - la presenza di Michele Scarano sulla corsia di emergenza, come precisato dal CTU, era atta a garantire una maggior sicurezza per i veicoli in transito su quel tratto in cui insisteva anche un cantiere stradale. Questa premura, purtroppo, gli è stata fatale». «La frase che negli ultimi 12 mesi abbiamo sentito più frequentemente è stata: "doveva andare così" - commentano la moglie Rosa e i figli della vittima Mariantonietta e Antonio. Secondo noi, invece, è andata proprio come non doveva andare. Michele Scarano non era una persona qualunque, oltre ad essere un padre di famiglia di soli 46 anni e un lavoratore, era una persona di cuore con un fortissimo senso civico. Molte volte ci chiediamo di chi sia la colpa, ma di una cosa siamo sicuri: l'unico innocente in questa vicenda è Michele, che è stato strappato a questo mondo nel peggiore dei modi lasciando un vuoto immenso, e per questo vogliamo giustizia».