Jois, intimidazioni alla famiglia «Ma noi non ci arrenderemo» 

Dopo la Z trovata incisa sul collo del giovane spuntano collegamenti con un misterioso rito con un’amica La nonna: sulla sua tomba scoperto un sasso a mezzaluna, suonano a casa e telefonano per spaventarmi 

VASTO. Invocare e dirigere la forza della luna. Era questo il significato della Z nel linguaggio di Eihwaz. Quel simbolo ideografico è stato ritrovato sul collo di Jois Pedone, lo studente vastese di 19 anni annegato al porto di Punta Penna. «Una Z che sembrava marchiata a fuoco e che prima di uscire di casa Jois non aveva», raccontano lo zio di Jois, Rino Pedone, e la nonna Pia Regina. Un marchio che racconta che la notte in cui morì Jois non era solo. Lo studente universitario partecipò probabilmente ad un rito esoterico. Jois era affascinato dai poteri della luna e in chat aveva raccontato di aver stretto un patto di sangue con una ragazza. La determinazione della famiglia Pedone a scoprire la verità comincia a infastidire qualcuno. Da giorni misteriosi personaggi stanno cercando di spaventare Pia Regina. La donna ha denunciato tutto ai carabinieri. Al fascicolo aperto dalla Procura di Vasto per istigazione al suicidio, si aggiunge anche la denuncia per atti intimidatori e molestie. «Io non ho paura e vado avanti», ripete nonna Pia.
LA NOTTE DELLA MORTE DI JOISLa notte del 20 agosto, quando Jois si fece accompagnare al porto da un tassista, a Punta Penna c'erano altre persone. Alcuni di loro videro anche una macchina scura. Jois è salito forse su quella vettura ed è stato portato altrove? È l'ipotesi più probabile considerando che alle 3 la cella fotografica del suo telefonino venne localizzata a Lebba. Forse proprio a Lebba si svolse il rituale. A Jois venne fatta indossare una maglietta con un messaggio di benvenuto in francese. Sul collo del giovane venne incisa la Z. Cosa accadde dopo nessuno lo sa. Di sicuro l'ultimo atto del rituale fu l'immersione in mare di Jois con un borsone pieno di rena legato a una caviglia. Una zavorra da 40 chilogrammi. Quando lo zio arrivò in porto per il riconoscimento si accorse subito della Z. Da quel momento la famiglia di Jois ha deciso di scoprire la verità sulla morte del 19enne .
LE INTIMIDAZIONIOltre al dolore per la perdita dell'amato nipote, la nonna Pia Regina ha dovuto affrontare anche lo scetticismo di chi riteneva assurdo il rifiuto della donna ad accettare l'ipotesi del suicidio di Jois. «Ma io so benissimo che Jois non aveva nessuna intenzione di uccidersi», dice la donna. «Da subito ho dichiarato che avrei fatto luce sulla morte di mio nipote. Ringrazio la Procura per aver aperto un fascicolo contro ignoti per istigazione al suicidio. Qualche giorno dopo sono accadute cose strane. Sulla tomba di Jois ho trovato un sasso a forma di mezza luna. Sulla tomba di mia figlia Elena, vicina a quella di Jois, ho trovato una civetta morta. Hanno cominciato a suonare al campanello di casa anche di notte. Una volta, affacciandomi, ho visto un uomo vestito di bianco che si allontanava. Poi hanno cominciato a telefonare. Dall'altra parte del filo qualcuno pronuncia a lungo la “o” e riattacca. Ho denunciato quello che accade ai carabinieri. Di sicuro non mi arrendo», afferma Pia Regina. «Ringrazio lo staff della trasmissione di Rai 3 “Chi l'ha visto?” perché hanno ricevuto telefonate e spiegazioni sui simboli esoterici. Spero che arrivino altre chiamate utili alle indagini».
CHI L’HA VISTO? «Chi sa parli», ha ripetuto mercoledì sera la conduttrice Federica Sciarelli. Qualcuno ha già chiamato fornendo indicazioni sul borsone legato alla caviglia di Jois, altri hanno riconosciuto nella Z un simbolo riconducibile a Eihwaz , altri invece ritengano che possa essere uno dei simboli di Sowilo (in italiano “sole”) il nome germanico della “runa” del sole. Rappresenterebbe la forza di fuoco. Si tratta comunque di un simbolo che rafforza l'ipotesi del rito propiziatorio.
LA MACCHINA FOTOGRAFICAUn’altra cosa che Pia Regina sta cercando di scoprire è se davvero quella notte Jois fece delle foto e in caso affermativo a chi le mandò. Il tassista che portò Jois in porto ha raccontato che il ragazzo aveva con sé solo un borsello. «C'è la macchina fotografica. Devo fare delle foto da mandare alla mia ragazza», spiegò Jois al tassista. Ma la macchina fotografica dove è finita? Nessuno l'ha vista sul molo. È finita in fondo al mare? Ma è stata davvero usata? La speranza della famiglia è che anche questo mistero venga chiarito.
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