L'Honda di Atessa chiude due giorni per lo sciopero dell’indotto

Il sit-in alla Progetto Meccanica si ripercuote sul colosso giapponese: senza forcelle e telai, lunedì e martedì fabbrica chiusa

CASOLI. La Progetto Meccanica sciopera a oltranza da venerdì scorso e la Honda, colosso delle due ruote in piena attività produttiva, è costretta a fermarsi due giorni, lunedì e martedì prossimi se lo sciopero dovesse rientrare nelle prossime ore, oppure arrivare addirittura a spostare le ferie e restare chiusa altre giornate se la protesta dovesse proseguire. Con la Honda si ferma anche il suo indotto. È l’effetto domino, tra i più devastanti e inaspettati di quest’anno, che l’economia globalizzata sta producendo nel settore automotive della Val di Sangro, il primo motore finanziario della provincia di Chieti e uno dei primi mercati dell’export in Abruzzo.

Da un lato c’è un’azienda morente con venti dipendenti sul lastrico, economico e morale; dall’altro una multinazionale che, dopo anni di crisi, sta lentamente risalendo la china con una programmazione produttiva ipotizzata di 85mila pezzi all’anno fino al 2020. Il destino della Progetto Meccanica, ex Verlicchi di Casoli, fabbrica monocliente Honda che produce telai e forcelle per gli scooter Honda, era invece già segnato. Da anni lo stabilimento lotta con la crisi, per dinamiche interne ed esterne anche relative allo scandalo Honda che ha riguardato il suo ex manager Silvio Di Lorenzo.

Quando a febbraio la Progetto Meccanica era stata rilevata dalla Mevepa srl di Atessa, si sapeva già che la produzione sarebbe durata solo fino a settembre. Ma le cose sono precipitate prima. La nuova dirigenza ha presentato nei giorni scorsi la domanda di chiusura dello stabilimento. Di qui lo sciopero a oltranza dei dipendenti.

Ieri sono perfino arrivati in fabbrica i carabinieri perché gli scioperanti erano stati sostituiti da lavoratori somministrati a tempo determinato. Oggi è previsto il controllo nello stabilimento da parte dell’Ispettorato del lavoro.

Nel frattempo ai lavoratori viene detto tutto e il contrario di tutto: che la Mevepa è disposta a collocarne 10 su 20 in altre attività del gruppo, che la direzione li ha licenziati tutti, che la Honda sta decidendo in queste ore di affidare il lavoro urgente ad altre realtà. Di fatto l’azienda nipponica si trova in evidenti e gravissime difficoltà.

Le moto sulle quali devono essere montati le parti di telaio della Progetto Meccanica sono già vendute e se non arrivano nei tempi stabiliti ai concessionari sarà costretta a pagare milioni di euro di penali. Una situazione di guerra tra poveri che sta assumendo tratti drammatici.

«Quando abbiamo firmato il contratto con la nuova realtà industriale», chiarisce Achille Di Sciullo, Uilm-Uil, «chiedendo ai dipendenti di ridurre il salario, sapevamo che la Mevepa era ed è l’unica salvezza e avevamo la certezza di un nuovo cliente. Adesso dobbiamo cercare una soluzione imminente per tutti i lavoratori e le fabbriche coinvolte perché questa situazione sta arrecando danni a tutti».

«Lo sciopero prosegue», interviene Davide Labbrozzi, Fiom-Cgil, «fino a che non ci saranno soluzioni positive per i lavoratori non indietreggeremo».

Ma le speranze di tutti sono appese a un filo, di ora in ora più fragile.

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