«La cava fermata dalla protesta»

Partiti e ambientalisti d’accordo dopo il no della Soprintendenza

VASTO. «Un primo risultato importante, ma non definitivo». La consapevolezza che è stata vinta una prima battaglia, ma non la guerra, prevale tra le associazioni e i partiti che hanno aderito alla mobilitazione contro la cava sottomarina di Punta Aderci dopo lo stop della Soprintendenza ai beni ambientali. I commenti sono positivi e nello stesso tempo cauti.

Le ragioni alla base del provvedimento che sospende i lavori, il cui inizio era programmato per il 10 febbraio, sono sintetizzate nella nota del soprintendente Andrea Pessina, che rileva come il progetto non è mai stato sottoposto alle verifiche del settore nonostante la presenza a Punta Aderci di un’area archeologica «riconosciuta dal ministero per i Beni e le attività culturali con decreto del 22 maggio 1997, e negli anni scorsi interessata da una frana, provocata dall’azione dei marosi, che è giunta ad intaccare la stessa stratigrafia archeologica del sito».
In sostanza manca il parere dei Beni ambientali, il cui intervento, sollecitato dalle associazioni, dimostra che non sono affatto peregrine le argomentazioni portate avanti dai detrattori del progetto della Regione per il ripascimento dei litorali alle prese con l’erosione marina, tra cui quello di Casalbordino.

«Ecco cosa può produrre la partecipazione popolare», commentano dal circolo di Rifondazione comunista, «i facili allarmismi che qualcuno ha addirittura definito di stampo ideologico erano del tutto giustificati. Hanno ragione i cittadini a temere rischi concreti. Hanno torto, invece, quei rappresentanti politici, dalla Regione in giù, che continuano a voler placare gli animi e perseguire strategie che appaiono strumentali alla mera propaganda». Per il Prc «la realizzazione della cava non è scongiurata, perché il governo regionale rimane determinato a perseguire un progetto devastante per l’ambiente ed insensato rispetto all’utilità di tutela della costa dall’erosione».

Ma quello relativo alla presenza di un sito archeologico a ridosso della riserva naturale non è l’unico aspetto messo da tempo in evidenza dai sodalizi che domenica scorsa hanno organizzato una colorata e pacifica manifestazione in piazza Diomede. «Il fatto più allarmante è che manca, agli atti del procedimento, una valutazione biologica riguardante i danni che una cava di questo tipo potrebbe provocare all’ecosistema marino e terrestre», sostiene Nunzia Salvatorelli, presidente dell’associazione Amici di Punta Aderci che in città conta 400 soci, «senza considerare che nel documento di valutazione di incidenza ambientale si parla di un rischio teorico per la spiaggia di Punta Penna. Significa che, in caso di apertura della cava, non si può escludere la presenza di rischi per l’ecosistema».