La Fiom non crede ai nuovi accordi

Scetticismo del sindacato sulla permanenza della francese Psa fino al 2019

LANCIANO. Il prolungamento fino al 2019 dell'attività di Fiat e Psa Peugeot Citroen in Val di Sangro non convince la Fiom. Per il sindacato dei metalmeccanici della Cgil manca una strategia, un progetto a lungo termine così come era stato annunciato nel 2002 dallo stesso Marchionne, quando la joint venture tra i due gruppi industriali era stata prolungata, di ben quindici anni, fino al 2017. E pochi anni dopo era arrivato il progetto del nuovo Ducato. «Oggi invece non si vede nulla all'orizzonte» critica Fiom «perché la Fiat non comunica ai sindacati queste scelte?».

La risposta secondo Nicola Di Matteo, segretario regionale Fiom, sta nel fatto che Fiat in questo momento preferisce temporeggiare. Non dà garanzie, ma nel frattempo tampona la situazione con vaghe promesse. «Non c'è nulla di scritto o di certo su questo prolungamento» osserva «mentre è certo che nel 2017 si scioglierà la joint venture con Sevel Nord a Valenciennes, in Francia». Lo fa sapere in un'intervista al Sole 24 Ore lo stesso Denis Martin, direttore industriale di Psa. Da una parte, quindi, la joint venture si allunga in Val di Sangro, dall'altra, in Francia, si chiude. Per la Fiom questa decisione è la fine dell'accordo strategico e industriale con Psa: «Di fatto, in Francia Fiat non esiste più. Com'è possibile fare un prolungamento fino al 2019 in Val di Sangro senza concordare un prodotto, una strategia? Con la fine della joint-venture in Francia avverrà una separazione dal punto di vista industriale e del know-how. Prendiamo atto delle voci sul prolungamento, ma vogliamo un confronto e un progetto a lungo termine chiaro». Intanto, il 6 giugno, è previsto un incontro tra Fiom nazionale e Cgt (Confederation géneral du travail) che, a sua volta, scenderà in Italia nello stabilimento della Val di Sangro.

I trasfertisti.
Restano aperti anche i problemi interni allo stabilimento di Atessa. Da ieri, sono arrivati nella fabbrica del Ducato 150 trasfertisti: 35 da Cassino, 25 da Mirafiori e 90 da Pomigliano. L'ipotesi è quella che debbano sostituire i lavoratori impegnati nei seggi elettorali, ma da Sevel non è stata data alcuna conferma. Fino a oggi, tra i 150 trasfertisti e i 330 distacchi arrivati nelle scorse settimane, sono in tutto 480 gli operai esterni che lavorano in Val di Sangro.

«Cosa vengono a fare queste persone per quattro giorni?» si chiede il segretario provinciale Fiom, Marco Di Rocco, «non c'è il tempo nemmeno di fare l'affiancamento perché si tratta di operai ai quali viene pagata la diaria di cento euro oltre alla trasferta. E intanto i nostri 120 lavoratori locali, che la Fiat aveva promesso di assumere, resteranno a casa».

Una vera e propria «guerra tra poveri» è quella che si va profilando secondo Di Matteo. «Fiat ha assunto un atteggiamento schizofrenico e speculativo, si tratta di un gruppo dirigente che ha perso il senno» attacca il segretario Fiom «siamo di fronte a una regione che ha tantissimi problemi e che nel momento in cui si avverte una leggerissima ripresa vede arrivare lavoratori da altri stabilimenti». Operai utilizzati come pedine, è il giudizio delle tute blu Cgil.

Le reazioni.
Fiom chiede un incontro urgente con il governatore Gianni Chiodi e fa appello alle istituzioni. «Siamo pronti anche a forme di proteste estreme» avverte il sindacato. «Cosa dicono gli altri, Cisl e Uil? incalza Di Matteo «non si pongono un minimo di riflessione critica? Sarebbe il momento di farci sentire insieme e invece l'atteggiamento è ancora quello da umili servitori. Di certo, la Fiom non ci sta».

Clausola di responsabilità.
«Dal 1º giugno» annota Marco Di Rocco «in Sevel non si avrà più un minuto per le attività sindacali». E' la conseguenza della mancata firma di Fiom all'accordo del 14 aprile scorso con Fiat comprendente la cosiddetta «clausola di responsabilità», che in sostanza libera l'azienda da obblighi contrattuali in caso di mancato rispetto degli impegni assunti nell'accordo.

Secondo la Fiom, alla Fiat, verrebbe così concessa totale discrezionalità per valutare se una qualsiasi iniziativa, dalla protesta allo sciopero, in contrasto con uno dei qualsiasi punti dell'accordo (carichi di lavoro, straordinari, gestione della forza lavoro) costituisca una violazione dell'accordo stesso.

«Le rappresentanze sindacali unitarie della Sevel» annuncia Di Rocco «in queste ore stanno decidendo sulle azioni da intraprendere. Non si esclude un ricorso al prefetto».

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