«La frana salterà in aria con le mine»

La Provincia annuncia la soluzione drastica per liberare la gente di contrada Lazzaretto
ORTONA. Mine per far saltare in aria la montagna di terra e massi che minaccia l’incolumità di tutti, automobilisti e residenti. In Provincia si pensa a soluzioni drastiche per farla finita con il colle franoso sulla provinciale per Tollo in contrada Lazzaretto, isolata dal resto del mondo per il cantiere della messa in sicurezza in cui si lavora dal 30 gennaio. Una situazione in sè drammatica accentuata dalle proteste dei residenti contro il Comune che non ha previsto itinerari alternativi brevi e dal ritorno del presidente della Provincia, Enrico Di Giuseppantonio, sui fondi che non ci sono. «La messa in sicurezza della nostra rete stradale devastata dai nubifragi di dicembre», spiega, «dovrebbe costare intorno ai 17 milioni, mentre a Chieti è ascrivibile un quarto dei danni stimati in tutto l’Abruzzo, circa 50 su 200 milioni».
La frana di Lazzaretto è però un episodio particolare, come spiega il dirigente del settore viabilità della Provincia, Carlo Cristini. «Quella montagna non rappresenta un pericolo astratto», osserva, «ma un rischio reale, se si pensa che in tribunale è in corso un processo per danni intentato da un automobilista». Che alcuni anni fa venne centrato da un masso rotolato dal pendio. «E massi», prosegue Cristini, «sono piovuti direttamente davanti alle abitazioni dall’altro lato della strada, a testimonianza che il materiale si distacca dalla sommità e sorvola, per così dire, la stessa barriera antifrana montata sulla murata di consolidamento. In altre parole», chiarisce il dirigente, «non è più questione di barriere, ma occorre distruggere quel cumulo».
Lo sbancamento è possibile soltanto facendo brillare mine in una sequenza di esplosioni controllate che raderebbero al suolo la montagna. «Questa settimana, tanto rimarrà aperto il cantiere», annota Cristini, «lavoreremo per minimizzare il rischio. Ma occorre che la Provincia», e si tratta di un dettaglio importante dell’intera vicenda, «acquisisca la proprietà di quel fazzoletto di terra che purtroppo l’ente a suo tempo non espropriò, commettendo un errore tecnico. Soltanto con quel titolo potremmo procedere allo sbancamento».
Tutti d’accordo nell’indicare come responsabile il Comune, che ha chiuso al traffico l’agevole percorso della Ghiommera anziché riempire con lavori provvisori le numerose e pericolose buche lasciate dai nubifragi.
Francesco Blasi
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