La polemica: i blog sollevano un caso sulla neonata "senza debito pubblico": è una bufala

20 Maggio 2014

In tanti accusano Baccile che ha aiutato una coppia a rendere la figlia "non dipendente dall'Italia": la notizia non è vera. Lui ribatte: vi sbagliate

ORTONA. C’è un vasto gruppo di persone che ritiene che quella proposta fatta da Sos utenti, associazione con sede a Ortona, che ha vinto decine di cause contro le usure bancarie, sul non iscriversi all’anagrafe ufficiale del Comune di nascita sia una bufala e ha invaso i blog per sottolineare che questa storia è vecchia di 40 anni e che non ha i piedi per camminare. Ma Sos utenti rincara la dose e annuncia una serie di interventi sul sito www.sosutenti.net «dove avvocati, esperti in diritto internazionale e naturale parleranno di «come evitare la sovranità dello Stato e divenire sovrani».

Il fatto certo, a parte le opinioni e la libertà di ognuno di esprimere il proprio pensiero (garantito dalla Costituzione per chi se ne fosse dimenticato ndr), è che una coppia di Ortona, David e Ilaria Seccia, ha deciso di non iscrivere all’anagrafe la propria figliola, o meglio di non iscriverla nell’elenco ufficiale con nome e cognome in maiuscolo.

«Non l’hanno voluta cedere allo Stato e renderla debitrice del buco pubblico ancora prima di nascere», sottolinea Gennaro Baccile, presidente onorario della Sos utenti. «La nostra associazione», dice Baccile che nel week end è stato subissata da una valanga di telefonate, «vuole aprire un contenzioso di tipo giuridico con lo Stato, la vicenda in America si muove su principi diversi. Noi ci appelliamo a una norma del codice civile che dice che il cittadino acquisisce capacità di agire quando compie la maggiore età, a 18 anni».

«Quando i genitori del neonato vanno all’anagrafe sottoscrivono un contratto», spiega Baccile, «e cedono giuridicamente il loro figlio allo Stato, dove il piccolo senza avere capacità di agire e senza che gli venga venduto alcunché ha già sulle spalle un debito».

«Ho fatto questa scelta», ha detto David, padre della “bimba sovrana”, «perché ho un profondo rispetto per la persona umana, e non voglio che mia figlia sia considerata una finzione giuridica». Ciò non vuol dire che la piccola una volta adulta avrà agevolazioni fiscali o si possa sottrarre alle leggi dello Stato, penali e civili (pensieri che non sono stati mai scritti) che dovrà rispettare come un qualsiasi cittadino del mondo che calpesti il territorio italiano, o alle imposizioni fiscali dovute per i servizi che lo Stato dovrebbe rendere, o al pagamento delle tasse cui è tenuta per andare a scuola, all’università o quando le saranno detratte dalla busta paga se lavoratrice dipendente. «Noi vogliamo solo aprire un varco per parlare su come lo Stato ci imbrigli», chiude Baccile, «in un debito ancor prima di nascere». (k.g.)

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