Aperta nei padiglioni dell’Iconicella la 49ª edizione della storica rassegna

Lanciano, la Fiera dell’Agricoltura scommette sui mercati asiatici

LANCIANO. C’erano due mondi a confronto ieri, nei padiglioni dell’Iconicella, per l’inaugurazione della 49ª Fiera dell’agricoltura. Da una parte la politica e gli annunci di nuove conquiste di mercato per l’agricoltura abruzzese, dall’altra operatori e espositori che si aggrappano alla fiera come ad un’àncora di salvezza.

La crisi infatti si respira ancora. Ma è sul settore primario, la terra dunque e non più solo l’industria, che si concentrano le aspettative di tutti. Esponenti di Regione, Provincia e Comune, parlano dell’agricoltura come il futuro «volano che farà ripartire l’Abruzzo». Enrico Di Giuseppantonio, presidente della provincia di Chieti, punta «ai prodotti di eccellenza», in grado «di far ripartire anche il turismo legato ai luoghi di produzione». Mauro Febbo, assessore regionale all’agricoltura, pensa invece alle nuove sfide con i mercati asiatici, Cina, India e Corea del Sud.

Ospiti, tra i tanti, anche l’ambasciatore iracheno in Italia Hassan Janabi e il consigliere per l’agricoltura del Regno di Giordania alla Fao Ibrahim Abuakihle, che stanno lavorando su un progetto di scambi commerciali tra l’Abruzzo e i loro Paesi. Ma è la fiera quello che conta oggi e fino a domenica. Si torna infatti a parlare di spostare i padiglioni in un luogo più attrezzato e facilmente raggiungibile: in Val di Sangro, a due passi dalle industrie, o a Villa Martelli nei pressi dell’arteria che porta al casello dell’A14. Quello che conta è «cambiare, migliorare e investire». Le stesse cose che, dentro i padiglioni, gli espositori si sentono ripetere ormai da qualche anno.

E il settore agricolo, visto da dentro, non è poi così spumeggiante. «Siamo scoraggiati», commenta Luciano Fontana che vende filtri per frantoi «un quintale di olive oggi costa 25 euro, i ricavi sono troppo limitati rispetto alle spese». «Oggi la fiera serve solo a stabilire contatti», considera Antonio Villani, responsabile commerciale dell’azienda Toscana enologica Mori «prima invece si firmavano decine di contratti».

«L’attenzione sul mondo agricolo c’è ancora» dice Alberto Patriarca della Simatech di Miglianico che produce macchine trinciaerba, spaccalegna e motocompressori «ma la fase dell’acquisto è diventata più delicata. C’è un’ipercompetizione con i paesi asiatici ed europei, bisognerebbe puntare sulla qualità, sulla ricerca e sugli incentivi». Stesso discorso per il vino. «Al Vinitaly abbiamo avuto medaglie, non vendite», spiega Rocco Nanni, titolare dell’Enoleader «e comincia ad esserci una concorrenza spietata da parte delle altre regioni. L’Abruzzo scopre solo ora il potere del marketing, bisognerebbe investirci molto di più».

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