Le chiavi della città a Toschi: «Il nostro illustre figlio di Teate»

Il generale di corpo d’armata della guardia di finanza dedica il riconoscimento al nonno Gioacchino L’emozione di raccontare la carriera: «Entrare in accademia è stato come coronare un grande sogno»
CHIETI . I ricordi sono in bianco e nero ma le emozioni no. Quelle sono ancora chiare nei suoi occhi che non hanno nascosto la commozione di tenere in mano le preziose chiavi della sua città d’origine. Il teatino illustre Giorgio Toschi, già comandante generale della guardia di finanza dal 2016 al 2019, è ancorato a una famiglia di finanzieri da ben quattro generazioni. Ora in pensione, ha diretto oltre 64mila fiamme gialle. Ieri, in un teatro Marrucino gremito di autorità e giovanissimi, il sindaco Diego Ferrara, insieme al vicesindaco Paolo De Cesare, ha consegnato le chiavi simboliche della città al generale che ha dedicato il riconoscimento al primo capostipite delle fiamme gialle in famiglia, suo nonno Gioacchino, arruolatosi nel 1911. La cerimonia, presentata dal giornalista del Centro Lorenzo Colantonio, si è aperta sulle note di due componenti dei Virtuosi di Kiev Vladyslav Frolov e Kateryna Musiienko, accompagnati al piano da Giuliano Mazzoccante.
Tra le prime file c’erano il comandante provinciale della guardia di finanza di Chieti, colonnello Michele Iadarola, il prefetto Mario Della Cioppa, il questore Aurelio Montaruli, il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Alceo Greco, il deputato Alberto Bagnai, il commissario Giovanni Legnini, il vescovo Bruno Forte e decine di finanzieri emozionati. «Toschi è un ufficiale che ha speso la vita al servizio dello Stato», legge sul palco il comandante regionale della Finanza, generale Germano Caramignoli, «delle istituzioni e dei suoi cittadini, un ufficiale che ha dato tutto sé stesso per la guardia di finanza, muovendo i primi passi del proprio cammino personale con l’energia e la determinazione che animano lo straordinario popolo abruzzese». La famiglia Toschi è una successione ininterrotta di finanzieri: prima suo nonno, poi il padre nel 1947, suo zio nel 1954, poi il fratello, il figlio e per ultima la nuora. È per questo che Toschi è definito «il finanziere con l’anima», dice Caramignoli, «ha rincorso il sogno di una guardia di finanza che possa suscitare rispetto perché ispira fiducia nelle persone oneste». In teatro c’erano gli studenti del liceo Gonzaga, del Savoia e del Vico, invitati alla cerimonia affinché potesse arrivare loro un messaggio. «Consiglio loro di studiare tanto», dice Toschi, «non solo le materie scolastiche: bisogna allargare gli orizzonti. Leggere più libri possibili e informarsi, leggere i giornali di varie testate. Devono vivere da protagonisti, da attenti cittadini di oggi e da contribuenti del domani». Ed è stata proprio la voce della studentessa Giorgia Di Pietrantonio a narrare le emozioni della grande famiglia delle fiamme gialle. «Ma esattamente cosa fa un finanziere? Col tempo l’ho imparato», legge nel video dedicato al generale che ha fatto difficoltà a trattenere l’emozione anche davanti alla preghiera del finanziere cantata e suonata al pianoforte dal papà di Giorgia, Giorgio. Poi il racconto di alcuni dei momenti più importanti della sua carriera, a partire dall’ingresso in accademia il 6 novembre 1974. «È stato come coronare un sogno», ricorda Toschi, «che ho sempre avuto sin da quando andavo in giro per Chieti con mio nonno, a cui rivelai il desiderio di fare il finanziere». Tra il pubblico emozionata anche la moglie di Toschi, Orietta, che ha stretto tra le mani le chiavi della città realizzate da Raffaele Di Prinzio, figura simbolo dell’artigianato abruzzese.