Crepe sul viadotto

CHIETI

Madonna delle Piane, viadotto a rischio 

Danni al cemento, ferri ossidati e crepe: serve un milione. Su venti ponti e sottopassi mai fatte verifiche di vulnerabilità sismica

CHIETI. A rischio anche il viadotto di Madonna delle Piane che passa sopra la ferrovia, la stazione e via Tiburtina. Un rapporto del Comune mandato al ministero delle Infrastrutture mette nero su bianco che i viadotti di Madonna delle Piane e di via Gran Sasso presentano «manifeste criticità» e avrebbero bisogno di 1,7 milioni «per monitoraggi», a partire dalle verifiche di vulnerabilità sismica «da effettuare», cioè finora mai fatte, e per «manutenzioni straordinarie».

Crepe sul viadotto
«NO EMERGENZA». Il sindaco Umberto Di Primio, però, rassicura: «Anche di fronte a queste criticità, non c’è alcuna emergenza viadotti a Chieti, almeno per quelli di proprietà comunale, ma questo non significa che in futuro non possa succedere niente. Sono necessari interventi di manutenzione che se non fossero eseguiti finirebbero per ammalorare ancora di più le strutture». Se per i due viadotti che, ogni giorno, sostengono il peso di migliaia di mezzi che entrano ed escono dalla città sono necessari 1,7 milioni – 1.030.000 per Madonna delle Piane e 670mila euro per via Gran Sasso – per gli altri sottopassi teatini c’è bisogno di altri 2,3 milioni di lavori, a partire dal sottopasso pedonale di via Vomano a Brecciarola chiuso al transito dal 15 maggio scorso a causa di «notevoli criticità strutturali e lesioni e rigonfiamenti nelle spallette» .
CEMENTO STACCATO. Per il viadotto di Madonna delle Piane, dice il sindaco, «la situazione richiede attenzione». Ecco cosa dice il rapporto trasmesso a Roma: «Il viadotto presenta tracce di ossidazione dei tondini e degli elementi in ferro. Si evidenziano, in particolare, tracce di ammaloramento del calcestruzzo, nei pressi del guardrail, con segni di distacco ed evidente disconnessione del piano viabile con parziale disfacimento del manto stradale bituminoso». Per scrollarsi di dosso l’onere della manutenzione del viadotto, il Comune vorrebbe cederne la proprietà all’Anas, già titolare delle rampe di entrata e di uscita: «Stiamo dialogando con l’Anas», dice il sindaco, «per retrocedere la proprietà della struttura. In passato avevamo pensato a un sottopasso per eliminare il viadotto, ma, al momento l’ipotesi, non è proponibile perché servirebbero 15 milioni di euro».
RISCHIO FRANA. A rischio anche il viadotto Gran Sasso: «Il viadotto presenta notevoli criticità (in particolare in corrispondenza dei giunti). Si evidenzia il tratto viario lesionato e degradato, le armature ossidate per assenza di copriferro a causa di infiltrazioni d’acqua e il guard rail deformato. Il tratto pedonale, in un lato del viadotto, risulta interdetto al passaggio». Ma, per via Gran Sasso, oltre alle condizioni del viadotto, a fare paura c’è la frana che interessa il versante sovrastante: il cavalcavia si trova alla base di una collina che, secondo i rilievi dei tecnici chiamati dai residenti dei condomini della zona, scivola lentamente verso valle. Lungo la vicina via Don Minzoni, un palazzo di 9 piani è stato sgomberato mentre, in via Fonte Vecchia, sono almeno altri 6 i fabbricati che devono fare i conti con le crepe sui muri. «Il sistema franoso in atto, oltre alle sorgenti naturali che interessano la zona, ci obbliga a essere attenti», dice il sindaco, «comunque, il viadotto non presenta problemi di stabilità: ha bisogno del ripristino di quote, parapetti e ringhiere». Intanto, il cratere sulla corsia che scende verso il Tricalle è stato riparato con una pezza di asfalto.
CINQUE SOTTOPASSI. Oltre a quello di Brecciarola, sono altri 4 i sottopassi pericolanti: in via Penne ci sono distacchi di calcestruzzo, armature ossidate e tracce di infiltrazioni; in via La Valle cemento danneggiato; il sottopasso di Colle dell’Ara presenta «un notevole stato di degrado»; in strada San Donato danni al cemento e «tracce di ossidazione delle armature».
ZERO VERIFICHE. Sono in totale 20 le «infrastrutture viarie» di competenza del Comune finite sotto la lente di ingrandimento dopo la richiesta del ministero di avviare i controlli. Le opere hanno un unico comune denominatore: tutte hanno bisogno della verifica di vulnerabilità sismica per un totale di 500 mila euro. Finora, i controlli sulla resistenza al terremoto non sono stati mai fatti.

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