Madre uccisa, il figlio resta in carcere

Convalidato l’arresto, la giudice rigetta la richiesta della difesa di una misura più morbida e firma la custodia cautelare
CHIETI. «Ho già detto quello che è successo, ho perso la testa, ma non volevo ucciderla». Domiziano Di Domizio, 51 anni, di Chieti, in carcere per aver ammazzato la madre Arcangelina Silvestri, la ex maestra di 83 anni, ieri mattina ha risposto alla giudice per le indagini preliminari Antonella Redaelli, che ha convalidato l’arresto eseguito dagli uomini della squadra omicidi della polizia, e accolto la richiesta di custodia cautelare in carcere avanzata dalla pm Marika Ponziani con l’accusa di omicidio pluriaggravato.
La giudice al termine dell’udienza si era riservata di decidere. L’avvocato di fiducia Cristiano Sicari, che non si è opposto alla ratifica dell’arresto, aveva infatti chiesto per il suo assistito una misura cautelare più «morbida», perché Di Domizio non è pericoloso. Quello che è successo è circoscritto al singolo episodio di quella tragica sera di lunedì, sia dal punto di vista psicologico che oggettivo.
Nel pomeriggio la giudice ha sciolto la riserva e ritenuto che Di Domizio deve restare in carcere. Probabilmente anche per una cautela nei suoi confronti considerato che, dopo aver ucciso la madre, quando sono arrivati i vigili del fuoco per sfondare la porta dell’appartamento di via Scanno, dove era appena avvenuto l’omicidio, e i fratelli, è andato sul balcone con la chiara intenzione di suicidarsi.
Il difensore sembra intenzionato a chiedere la perizia psichiatrica.
Di Domizio è in cura al centro di igiene mentale, per una forma di depressione sopravvnuta a un incidente in moto. Da quel momento la sua vita non è stata più la stessa. A casa con la madre e la sorella Rita, dipendente della Dayco, la sua giornata si svolgeva nel silenzio, tra una tazza di caffè e una sigaretta dopo l’altra. Uno stato che naturalmente non piaceva alla anziana madre. Che spesso cercava di scuoterlo da quello stato di prostrazione, anche con rimbrotti ripetuti. E nelle ore che hanno preceduto la furia di Di Domizio sembra che la donna lo avesse rimproverato ancora una volta. «Ho perso la pazienza e l’ho strozzata».
Poi l’uomo è andato a rinchiudersi nella sua camera, sordo alle scampanellate della sorella che alla fine ha chiamato i pompieri.
Prostrato e in uno stato di agitazione grave, i soccorritori del 118 lo hanno portato al pronto soccorso. Allo psichiatra dell’ospedale Di Domizio ha detto di essere stato lui a uccidere la madre. Parole che confermavano i sospetti della polizia. Nella notte l’arresto e la confessione.
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