Malati al caldo, condizionatori solo negli uffici dei direttori: il nostro blitz al policlinico di Chieti

Il termometro segna 32 gradi nei reparti senza condizionatori, ma negli uffici si sta al fresco

CHIETI. Se sei un paziente stai al caldo. Se dirigi l’ospedale puoi permetterti il fresco. Se hai un malato da visitare sei costretto a sopportare l’afa in un salone senz’aria condizionata. Se invece hai la fortuna di lavorare nella palazzina dei colletti bianchi puoi godere di una temperatura climatizzata e gradevole. C’è chi suda e chi si bea nelle stanze del policlinico. Naturalmente chi sta peggio è la gente comune. Due pesi e due misure finiti anche sotto la lente d’ingrandimento dei carabinieri del Nas. E quando ieri il Tribunale per i diritti del malato ci ha avvisati: correte, ci sono reparti in cui si muore dal caldo... non abbiamo perso tempo. Siamo andati a vedere com’è la situazione al policlinico dove in decine di reparti si soffre un caldo tropicale.

Ma prima di fare il blitz abbiamo acquistato un termometro per ambienti munito di orario e voce. Un oggetto tecnologico ideale per far visualizzare la notizia e mettere a confronto le temperatura. Facciamo il primo test al decimo livello nella sala d’attesa di Cardiochirurgia e del Centro diagnostico di Oftalmologia. Pigiamo il pulsante sul termometro, acquistato in un negozio cinese, e una vocina dice: «Ole dodici e ventitlè, tlenta gladi...». Sullo sfondo di vedono decine di persone che si sventolano e sbuffano. Lungo il corridoio che unisce due corpi del policlicnico la situazione peggiora. Sembra di galleggiare in un brodo con tortellini: «Tlentadue gladi», dice la stessa vocina di prima. Saliamo al 13esimo livello per controllare come stanno i bimbi di Pediatria. Nella sala d’attesa il nostro termometro segna 31 gradi. Anzi tlentuno. E’ arrivato il momento di fare il confronto.

La domanda è: nella palazzina dove ha sede la direzione sanitaria (vacante dopo le dimissioni al veleno del manager Zavattaro) c’è oppure no l’aria condizionata. C’è, c’è. Non ne avevamo alcun dubbio. Nel giro di pochi minuti anche il termometro comincia a respirare, la vocina femminile diventa sempre meno cinese e i numeri scendono: tlentuno, tlenta, ventinove, ventotto... Sembra il conto alla rovescia prima del lancio di una navicella spaziale. «Scusi, lei cosa fa qui?», chiede un impiegato con un tono di voce inquisitorio. «Nulla, sono venuto rinfrescarmi un po’». Usciamo da quel paradiso che il "telmometlo" segna 26 gradi. Ma fuori si muore dal caldo!

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