Monsignor Forte chiude il Giubileo e si appresta a lasciare: «Porterò questa terra nel cuore»

foto di Andrea Milazzo

29 Dicembre 2025

L’arcivescovo accoglie in cattedrale oltre mille fedeli provenienti dalle 146 parrocchie dell’arcidiocesi: «Tornerò a Napoli in un convento, ma i legami non si distruggono»

CHIETI. Mille fedeli provenienti da tutte le 146 parrocchie dell'arcidiocesi di Chieti Vasto hanno gremito ieri pomeriggio la cattedrale di San Giustino per chiudere insieme all'arcivescovo Bruno Forte il Giubileo diocesano. L'arcivescovo, che la prossima estate, dopo 22 anni, lascerà la guida dell'arcidiocesi, ha sentito forte l'abbraccio del suo “popolo”. «Tornerò a Napoli in un convento di suore», dice ai giornalisti prima della messa solenne, «ma porterò questa terra nel cuore. Si sono creati tanti legami che non si distruggono, sono stati anni vissuti intensamente. Non c'è un posto nella diocesi dove io non sia stato. E anche quando ero a Roma avevo nostalgia di tornare qui». Monsignor Forte racconta che anche nei suoi viaggi all'estero si ritrovava sulle tracce della sua diocesi, come quando a Macao, in Cina, ha potuto visitare la tomba di un teatino illustre lì sepolto, il gesuita missionario teatino padre Alessandro Valignano. L'attaccamento alla terra che guida come arcivescovo da 21 anni ha portato anche alle due cittadinanze onorarie assegnategli da Chieti e Vasto.

Al di là dell'onorificenza in sé, l'arcivescovo racconta di aver apprezzato soprattutto le parole espresse nei suoi confronti nei due consigli comunali nel corso dei quali ha ricevuto il riconoscimento. E i due sindaci di Chieti e Vasto, Diego Ferrara e Francesco Menna, quest'ultimo anche presidente della Provincia di Chieti, erano in prima fila ieri in cattedrale per la messa di chiusura del Giubileo diocesano. Insieme a loro c'erano anche il viceprefetto Valentina Italiani, il vicequestore Pierfrancesco Muriana, il vicesindaco di Chieti Paolo De Cesare, il presidente del consiglio comunale teatino Luigi Febo, il senatore vastese Etelwardo Sigismondi e il Commissario alla Ricostruzione di Ischia Giovanni Legnini. La fila delle autorità era stata sistemata nel piano più basso della chiesa. Su quello più alto hanno trovato posto, invece, i circa 150 parroci della diocesi. La sfilata dei sacerdoti con i paramenti dorati lungo la navata centrale della cattedrale ha dato inizio alla messa solenne. L'arcivescovo riassume in tre punti quelli che per lui sono stati i frutti principali del Giubileo che va a concludersi.

«Innanzitutto il Giubileo è un atto di memoria, perché si fa memoria dell'amore che Dio ci ha riservato», spiega, «il Giubileo è anche un atto di presenza, di condivisione, perché la Chiesa non è una somma di solitudine, non è neanche un arcipelago, ma è il popolo di Dio. E infine la speranza: il Giubileo l'ha rilanciata, anche se viviamo in un'epoca segnata da enormi drammi, a partire dalle guerre». E ancora sulla speranza, l'arcivescovo, rispondendo alle domande dei giornalisti, si augura che «possa rimanere nei cuori dopo questo Giubileo, nonostante il difficile momento storico che ci troviamo a vivere».

«Spero che l'anno giubilare possa aver ravvivato la fede. E sono infine convinto che questo Giubileo, insieme alla fede possa aver ravvivato anche la carità. Qui nella nostra diocesi abbiamo tanti esempi di luoghi dell'accoglienza disseminati sul territorio. Pensiamo alla Capanna di Betlemme qui a Chieti, che ospita 70 senzatetto, oppure alla casa d'accoglienza di Vasto per coloro che escono dal carcere, o ancora a Chieti al Villaggio della speranza di suor Vera. Questo è il segno della credibilità della Chiesa». Dalla diocesi di Chieti Vasto sono partiti in tanti in pellegrinaggio a Roma nell'anno giubilare. «Impossibile contarli», afferma monsignor Forte, «si pensi che nel primo pellegrinaggio dell'11 gennaio scorso dovevamo essere in duemila ma alla fine eravamo in diecimila».

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