«Non regaliamo locomotori, li valorizziamo»

Dolfi (direttore ferrovia Tua) a Italia Nostra e Aipai: ecco i piani di rilancio del patrimonio Sangritana
LANCIANO. «Non regaliamo locomotori del 1924, né vogliamo cancellare il patrimonio storico della Sangritana perché siamo convinti che solo conoscendo e salvaguardando il passato, possiamo guardare meglio al futuro. Stiamo quindi lavorando per valorizzare il nostro grande patrimonio, stiano tranquille le associazioni Italia Nostra e Aipai». È il direttore divisione ferroviaria di Tua, Enrico Dolfi, a spegnere le polemiche innescate da Pierluigi Vinciguerra, presidente di Italia Nostra, e Antonio Di Monte, vicepresidente dell'Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale (Aipai), che hanno chiesto a Tua e alle istituzioni di «non regalare un locomotore del 1924 ad un imprenditore di Fermo». Anzi, i due hanno chiesto a Tua di valorizzare «vetture, locomotori, vagoni merci risalenti ai primi del ‘900 fino al dopoguerra, pezzi di memoria della storica ferrovia che sono nel deposito di Torre della Madonna considerati come ferro vecchio».
«Stiamo lavorando per valorizzare quello che la divisione ferrovia di Tua ha, con il progetto della creazione di un polo archivistico e museale regionale nelle storiche officine Sangritana dove troveranno posto anche alcune vetture», dice Dolfi. «Il locomotore del 1924 che indicano le associazioni rientra nel progetto di valorizzazione. A questo pezzo è interessato Renzo Paccapelo, presidente di Confabitare Marche che, assieme ad altri, si sta occupando della creazione di un museo sulla linea ferroviaria dismessa Porto San Giorgio-Fermo-Amandola, dove dovrebbe posizionare questo locomotore». Che pure se fosse regalato, sarebbe restaurato e trasportato a spese dell’associazione marchigiana nell’ex stazione ferroviaria di Porto San Giorgio. «Questo gruppo guidato da Paccapelo e il loro progetto è legato a Lanciano perché l’ingegnere Ernesto Besenzanica, ha progettato le due ferrovie», precisa Dolfi. «Sono venuti a vedere il locomotore. Noi ne abbiamo 6 e non possiamo restaurarli tutti, né metterli tutti nel museo quindi cederne loro uno, significa conservare anche la nostra memoria. È una sorta di gemellaggio nel nome di Besenzanica. Di certo non cediamo i nostri pezzi a chi ci ha chiesto di usarli come bar».
E anche sul museo il direttore fa delle precisazioni, perché non è solo una idea. «Due architetti hanno ripreso il vecchio progetto del museo, lo stanno rendendo esecutivo e a settembre lo riconsegneranno», chiude Dolfi. «Stiamo accelerando anche per la rimozione dell'eternit dall'officina, per cui abbiamo avuto 330mila euro dalla Regione, perché dobbiamo liberare l'area di Torre della Madonna per i treni nuovi e trasportare quelli di interesse storico, compreso il treno a vapore del 1914 che si sta restaurando, al coperto in via del Mancino». (t.d.r.)
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