Vasto

Operai morti nell’esplosione alla Sabino: ora in dieci rischiano il processo

14 Novembre 2025

I pm chiudono l’indagine e accusano i vertici aziendali: omicidio e disastro colposi, sicurezza assente. «Per togliere la spoletta alla granata servivano macchinari con comandi a distanza e locali adeguati»

VASTO. Non una fatalità. Non un incidente imprevedibile, una variabile impazzita nel processo di demilitarizzazione. L’esplosione che ha spezzato tre vite alla Sabino di Casalbordino, secondo la procura della Repubblica di Vasto, è stata una conseguenza diretta di una precisa catena di omissioni. L’inchiesta, ora conclusa, mette a fuoco il cuore della tragedia del 13 settembre 2023: la lavorazione di quel colpo 165mm Hep, una granata, avvenne senza l’uso di macchinari con comandi a distanza. Senza la protezione di locali appositi, schermati, dedicati a operazioni che non ammettono la presenza umana ravvicinata. Tre operai – Fernando Di Nella, 62 anni, di Lanciano, Giulio Romano (56) di Casalbordino e Gianluca De Santis (44) di Palata (Campobasso) – sono morti perché quelle cautele, per l’accusa, non esistevano. E per questa assenza i pubblici ministeri Vincenzo Chirico e Silvia Di Nunzio presentano il conto a dieci persone. Dieci figure chiave dell’azienda indagate per omicidio colposo plurimo aggravato, perché «commesso con la violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro», e disastro colposo.

TUTTI I NOMI

L’indagine dei carabinieri del Reparto operativo di Chieti ha ricostruito la mappa delle responsabilità presunte, risalendo la filiera gerarchica e tecnica della Esplodenti Sabino spa.

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