l'azienda di vini

Ortona, sì al concordato per la Cantina Dragani

Il giudice Valletta omologa la procedura concorsuale dopo l’ok di 280 creditori. Parte l’operazione da 8 milioni che salva lo storico marchio e punta su un mercato di qualità più alta

CHIETI. Il giudice Nicola Valletta ha omologato il concordato preventivo in continuità per la srl cantine Dragani di Villa Caldari di Ortona. L’operazione salvataggio è riuscita.

La società che ha 203 anni di storia di produzione e vendita di vino ce l’ha fatta a evitare la debacle e ha convinto i creditori e il giudice del fallimento che una ripresa è possibile.

La srl, nata nel 1812, è stata autorizzata, dopo il sì di 280 creditori, (che nel maggio scorso si sono riuniti nella udienza di voto sulla proposta di concordato preventivo in continuità aziendale), alla prosecuzione dell’attività secondo i criteri della normalità.

La società con 24 dipendenti, compresi i famigliari, avrà la possibilità di lavorare e con gli utili pagare, nel giro di cinque anni, 8 milioni di euro ai creditori.

In questo periodo restano comunque in carica il commissario giudiziale Salvatore Silverio e tutti gli organi della procedura concorsuale, cui è demandato, in questa fase, il compito di verifica e vigilanza per controllare che la procedura vada così come preventivato. La srl ha mostrato agli organi concorsuali un piano di risanamento accettato dai creditori che verrà presuntivamente realizzato secondo una scaletta preordinata di pagamento dei debiti.

In sostanza la srl con rinnovata energia punta a una riqualificazione del fatturato scegliendo mercati con margini di guadagno più elevati.

Grazia Dragani, insieme ai quattro fratelli e alla madre si sono trovati in difficoltà dal 2012 perché molti dei loro clienti sono piombati in una grave crisi e non hanno potuto pagare. Pur avendo esportato in tutto il mondo Germania, Canada e Stati Uniti, avendo scelto fino a qualche tempo fa una fetta di mercato medio-bassa hanno ottenuto margini di guadagno, rapporto costi-ricavi, molto bassi. A questo si è aggiunta la crisi economica che ha travolto tutti i settori merceologici e anche i clienti delle cantine Dragani che non hanno potuto pagare mettendo in seria difficoltà la storica azienda.

Ora con una strambata sulla scelta dei clienti che saranno più qualificati, si potrà puntare proprio su un maggiore guadagno. Ma il potenziamento dell’esportazione in stati dove il vino italiano è considerato tra i migliori al mondo, dovrebbe essere la carta vincente.

La famiglia Dragani ai creditori ha dimostrato che puntando soprattutto sul mercato estero e su quello qualificato italiano la possibilità di ripresa ci sarà.

«Senza arrivare ad alcuna riduzione di personale», commenta Silverio Salvatore, «ma attraverso una severa riduzione dei costi, quelli di settori ridondanti, impiegatizi o di magazzinaggio e nessuna riduzione di settori legati alla produzione il piano di risanamento mostrato dalla srl ha convinto che una possibilità di ripresa esiste concretamente».

Quando la famiglia Dragani si è accorta che gli affari stavano peggiorando ha anche fatto ricorso agli ammortizzatori sociali a rotazione. Ma non è servito, anche perché il piano di rientro non trovava riscontro nei debitori che hanno continuato a non pagare. Ora c’è solo un dipendente che è andato in pensione e uno in mobilità. La società ha in qualche modo meritato l’omologazione con un piano di risanamento credibile che prevede un severo controllo dei costi superflui ma senza andare a toccare il personale.

©RIPRODUZIONE RISERVATA