Ortona, stop di venti giorni alla nave dei migranti

Fermo amministrativo e multa di 10mila euro imposti dalle autorità italiane per non aver comunicato con le autorità libiche
ORTONA. Venti giorni di stop in porto alla Humanity 1: così è stato deciso dal Governo. Da ormai dieci giorni la nave della ong Sos Humanity resta bloccata alla banchina Riva Nuova dello scalo marittimo di Ortona, trattenuta in base al decreto Piantedosi dopo che aveva fatto sbarcare nel pomeriggio del 1° dicembre 85 migranti, salvati da un naufragio nel Mediterraneo centrale.
Il fermo amministrativo provvisorio era stato notificato all’equipaggio della nave battente bandiera tedesca il 2 dicembre, e martedì è stato deciso che i giorni di detenzione della nave saranno in totale 20, oltre a una multa da 10mila euro, come si legge nel provvedimento emesso dalla Prefettura di Chieti. Alla ong viene contestato di essersi «intenzionalmente» rifiutata, durante il salvataggio del 26 novembre, di informare il Centro di coordinamento del soccorso marittimo libico nonostante l’invito dell’autorità italiana per la ricerca e il soccorso in mare. Sos Humanity, però, come già riportato dal Centro, ha contestato le motivazioni della decisione.
«Questa detenzione ci impedisce di essere in mare e salvare vite in pericolo», afferma dalla nave Sofia Bifulco, coordinatrice delle comunicazioni a bordo: «Tribunali, organismi indipendenti e organizzazioni internazionali hanno confermato che la guardia costiera libica e il Centro di coordinamento di Tripoli sono composti da criminali e milizie con uno storico di violenze, torture e crimini contro le persone in movimento. Rifiutarsi di collaborare con loro non è disobbedienza, ma rispetto del diritto internazionale». La ong chiede il rilascio della nave e annuncia un’azione legale.
La Justice Fleet, l’alleanza che riunisce 13 Ong europee di ricerca e soccorso, parla di «precedente pericoloso». «L'Italia ha imposto il fermo della Humanity 1», si legge in una nota, «nonostante l'equipaggio abbia effettuato i soccorsi nel rispetto del diritto internazionale, mentre gli attori libici sostenuti dall'Ue continuano a violare la legge». Per la rete umanitaria il problema è l’obbligo di coordinarsi con attori libici «illegittimi», già accusati da Nazioni Unite e Corte penale internazionale di crimini contro l’umanità.
A bordo, intanto, 27 membri di equipaggio attendono l’evoluzione del caso. I 20 giorni decorrono dal 2 dicembre – data dell’accertamento e della contestazione dell'illecito amministrativo – quindi la nave potrà riprendere le operazioni dopo il 22 dicembre. La Ong ha chiesto di poter “scontare” il fermo nel proprio porto di base, Siracusa, ma al momento la Prefettura non ha autorizzato il trasferimento.
Durissimo il capitano a bordo della Humanity 1, Loic Glavany: «Solo la scorsa settimana, in sei hanno perso la vita in mare. Trattenendoci in porto per motivi politici, il governo italiano si assumerà la responsabilità di ulteriori vittime». Rincara la dose Marie Michel, esperta politica della Ong: «Se qualcuno dev’essere ritenuto responsabile delle violazioni dei diritti non sono gli operatori umanitari, ma le autorità italiane ed europee che continuano a sostenere milizie violente».
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