Ortona, uccide moglie e amica, Marfisi al giudice: "Ho sbagliato"

14 Aprile 2017

L'assassino di moglie e amica in cella di isolamento nel carcere di Lanciano. Domani l'interrogatorio e l'affidamento delle autopsie al dottor Falco, che le eseguirà martedì prossimo

LANCIANO. È rinchiuso nel carcere di Lanciano (Chieti), per disposizione del pubblico ministero in cella di isolamento, Francesco Marfisi, il cinquantenne di Ortona (Chieti) che ieri ha ucciso a coltellate la moglie, Letizia Primiterra, 47 anni, e la sua amica Laura Pezzella, 33. Sarebbero numerosi i fendenti inferti alle due donne, ma solo l'autopsia, che domani sarà affidata al medico legale Pietro Falco e verrà eseguita martedì prossimo a Chieti, potrà chiarire quale colpo è stato letale.

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Gli omicidi sono avvenuti a pochi minuti di distanza, in luoghi diversi di Ortona. Letizia è stata colpita nell'androne del palazzo del quartiere San Giuseppe, dove era andata a vivere ospite di un'amica. Laura è stata raggiunta a casa sua, in contrada Tamarete, non lontano dal luogo del primo omicidio. All'inizio del lungo interrogatorio dinanzi al pm della Procura di Chieti Giancarlo Ciani, Marfisi ieri in tarda serata ha ammesso le sue responsabilità, dicendo di aver fatto una stupidaggine, di avere sbagliato. Lo avrebbe ripetuto continuamente, dando l'impressione di non essersi reso conto di ciò che ha fatto. E domani mattina, sabato 15 aprile, dinanzi al gip del Tribunale di Chieti Luca De Ninis, vedrà di nuovo il suo legale, l'avvocato Rocco Giancristofaro, per l'interrogatorio di convalida dell'arresto operato in flagranza dai carabinieri.

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L'uomo potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere, ma la scelta sulla condotta processuale da tenere verrà fatta solo domani, quando avvocato e indagato si incontreranno per la seconda volta e dovranno decidere se nominare un consulente di parte in vista delle autopsie. Nell'unico interrogatorio reso finora al Pm che coordina le indagini, Marfisi ha detto di aver agito in preda a un raptus, convinto che ci fosse una relazione fra la moglie e la sua amica alla quale attribuiva la responsabilità della fine del suo matrimonio. Un aspetto, quest'ultimo, che qualora Marfisi decidesse di rispondere alle domande del gip sarebbe oggetto di approfondimento. L'uomo ha anche detto che intendeva solo spaventare la moglie e convincerla a tornare con lui, ma al tempo stesso ha agito con determinazione anche nei confronti dell'altra donna che, sempre a suo dire, lo avrebbe deriso e provocato, facendogli perdere la testa. Fra tanti aspetti ancora da chiarire, in questa tragica vicenda l'unica certezza sono cinque giovani vite sconvolte, quelle dei tre figli maggiorenni della coppia Marfisi-Primiterra e dei due bambini di Laura Pezzella.