Padre Angelo Di Berardino racconta Leone XIV: «Amici da 40 anni, sarà eccezionale»

11 Maggio 2025

Il frate agostiniano del Vastese testimonia il suo fortissimo legame con il neo papa Robert Prevost

FURCI. «Leone XIV sarà un Papa eccezionale, un Pontefice del sorriso e del dialogo, sempre spinto dal suo zelo missionario verso gli ultimi, i lontani, uno stile di vita che lo ha sempre contraddistinto. E lo so perché ho conosciuto il vero Robert negli ultimi quarant’anni». Così presenta il nuovo Pontefice padre Angelo Di Berardino, frate agostiniano nato a Furci il 10 ottobre 1936 ed uno dei più importanti patrologi ed esperti di storia della Chiesa viventi. Di Berardino, infatti, ha dedicato tutta la sua vita alla ricerca accademica, studiando soprattutto il cristianesimo dei primi secoli, indagandone la nascita e lo sviluppo all’interno dell’Impero romano. Giunto a Roma nel 1969, è stato per decenni il titolare della cattedra di cristianesimo antico e Patrologia nell’Istituto Patristico Augustinianum, l’Università pontificia diretta e gestita proprio dall’ordine religioso di cui fa parte anche il nuovo pontefice.

Tante pubblicazioni alle spalle, tanti contatti tra i banchi delle aule universitarie con le migliaia di giovani studenti di tutto il mondo giunti nella Capitale per perfezionare la propria formazione in vista di un ruolo nella Chiesa. Tra i quali lo stesso Robert Francis Prevost. «Conobbi Robert la prima volta negli anni Ottanta. Era stato inviato dall’Ordine a Roma per studiare Diritto Canonico all’Angelicum, la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino», ricorda Di Berardino, «e l’ho seguito per tutto il suo percorso di studi fino alla discussione della tesi nel 1987». Ultimati gli studi, Prevost fece ritorno negli Stati Uniti, da dove decise di andare in missione in Perù. Ma il ritorno a Roma era dietro l’angolo, come ricorda padre Angelo.

«Dopo tanti anni di missione, nel 1999 venne eletto Superiore degli agostiniani nella provincia di Chicago a riprova delle sue indubbie qualità, ma fu nel 2001, quando divenne padre Generale dell’Ordine, che lo rividi. Venne ad abitare a Roma, a due passi dal nostro convento. Eppure eravamo in contatto quotidiano. In quegli anni io ero il preside dell’Istituto Patristico e scambiavo spesso condivisioni con lui. Le dico una cosa: Leone XIV è un mio confratello che ho sempre chiamato Robert anche quando divenne il mio superiore. Ci lega una grande amicizia, frutto di una frequentazione assidua e fraterna».

Nominato da Francesco nel 2014 amministratore apostolico di Chiclayo e vescovo di Sufar in Perù, Prevost avrebbe ripreso un altro aereo di sola andata per le Americhe, per adempiere alla sua nuova chiamata. Fino a quando, nel 2023, lo stesso pontefice argentino annuncia la sua nomina a cardinale.

«Da quando si è stabilito a Roma per la terza volta», prosegue Di Berardino, «ha vissuto insieme a noi confratelli: abitava in Curia che è a pochi passi dalla nostra struttura, ma condivideva la liturgia quotidiana e i pasti in convento, non si è mai creato quel distacco che uno può pensare vedendo i suoi impegni da cardinale. Tante le serate condivise anche intorno ad un tavolo di ristorante insieme ad altri amici».

Insomma, padre Angelo Di Berardino ha vissuto tutta la parabola di Prevost, dal giovane 27enne giunto in Italia per approfondire gli studi al cardinale immerso tra le carte del Vaticano, sempre con un filo rosso che fotografa lo spirito del nuovo papa: «Robert ha un animo buono, sempre sorridente e collaborativo, pronto a dare una mano. È instancabile, non si tira mai indietro quando si tratta di servire. Non l’ho mai visto arrabbiato o imbronciato, è davvero impossibile litigare con lui».

Allora proviamo a chiedere a padre Angelo quali possano essere le caratteristiche su cui Leone XIV imposterà il suo pontificato. «Oltre al rapporto d’amicizia, le segnalo alcuni spunti che potrebbero essere importanti: Robert ha un’indole missionaria, mosso dal servizio per la Chiesa. Lo ha ribadito anche quando venne nominato Prefetto per il Dicastero dei vescovi affermando: “Sono missionario dove mi pone la Provvidenza”. Quindi, saprà sicuramente riproporsi come apostolo del Vangelo anche in questa nuova chiamata universale. Un secondo aspetto è che si presenta come cattolico, ma non nel senso che gli diamo oggi noi moderni, bensì in quello originario del termine ovvero una Chiesa universale e aperta a tutti, rivolta a quanti vogliano dialogare e sentirsi accolti e compresi. In più papa Leone XIV è un uomo di pace animato dal costruire ponti, col sorriso. Questo credo che lo porterà a sanare le tante ferite che ci sono nella Chiesa, superando le divisioni e trovando uno spirito di comunione».

Leone XIV ha battuto diversi record, tra i quali essere il primo Pontefice appartenente all’Ordine degli agostiniani. Si è definito «un figlio di Agostino» durante il discorso alla gremita piazza San Pietro pochi istanti dopo essere stato eletto, ma quanto e in cosa potrebbe incidere questa figliolanza spirituale sulla missione del cardinale americano?

«Nella sua prima omelia da Papa nella Cappella Sistina», nota Di Berardino, «Robert ha rimarcato la centralità di Cristo attraverso due espressioni di Agostino: all’inizio quando ha detto, rivolto anche ai fedeli, di essere “un cristiano come voi ma un vescovo per voi”, a sottolineare la sua chiamata al servizio. Poi, quando ha ripreso le parole del vescovo d’Ippona ricordando che dobbiamo essere uniti anima e cuore a Dio. Il suo stesso stemma cardinalizio recupera l’espressione agostiniana in illo uno unum ovvero in Dio siamo una cosa sola. Credo che l’influenza di Agostino resterà nel suo pontificato così come il modello dei primi Padri della Chiesa».

E a proposito di questo, Di Berardino condivide un aneddoto: «Lunedì ho pranzato con lui, poche ore prima che entrasse in conclave e gli ho donato il mio ultimo libro, Dalla terra d’Israele alle Genti (edito da Il Pozzo di Giacobbe, 2025), come auspicio. In questa ricerca tratto dell’espansione originaria del Vangelo nel mondo e credo che questo spirito possa contraddistinguere il nuovo Papa, chiamato da Roma a irradiare un messaggio di pace e speranza in ogni dove, come ricorda la preghiera Urbi et orbi. Chissà se, nelle ore libere durante il conclave, lo abbia sfogliato. L’altro ieri ci siamo sentiti per un messaggio d’auguri, speriamo di vederci a breve».

L’eco della nomina di Prevost è giunta fino in Abruzzo, specialmente a Furci. L’intera comunità locale ora spera che Leone XIV possa velocizzare il processo di canonizzazione del Beato Angelo, in programma quest’anno prima che papa Francesco si ammalasse.

Dello stesso auspicio è padre Angelo: «Sono nato e cresciuto a Furci sotto l’influenza del Beato di cui porto il nome. Ho scoperto la mia vocazione proprio attraverso dei frati agostiniani che predicavano in paese e insieme ad altri tre amici sono entrato nel seminario minore. So che Leone XIV sia molto legato al nostro beato, ma non dipenderà da lui la canonizzazione. L’assenza di Francesco per il ricovero ha rallentato molte pratiche in Curia, quindi il nuovo papa dovrà risistemare diverse cose, affidando il compito della canonizzazione ad un nuovo Prefetto della Congregazione dei santi. Credo, dunque, che noi abruzzesi e abitanti di Furci dovremmo attendere l’anno prossimo prima di poter festeggiare».

Lasciata Furci nel 1969, la terra natia resta impressa nel cuore dello studioso agostiniano. «Ho 89 anni e la salute spesso non mi permette più di fare tanti viaggi, però sono tornato a Furci fino allo scorso settembre. Spero di farcela anche per il prossimo e vivermi la festa patronale».

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